Caro Procesi,
non mi sembra che abbiamo una visione tanto diversa della situazione.
Sono d'accordissimo che il PIL non e` un buon indice di progresso economico e tantomeno sociale. Proprio per questo non mi sembra importante che continui ad aumentare. Gli abitanti dell'Europa nord-occidentale vivono meglio degli statunitensi, pur avendo redditi medi piu` bassi. In compenso il PIL e` piuttosto ben correlato con il consumo (o lo spreco) di risorse, buona ragione per NON desiderare che cresca, almeno laddove e` gia` sufficientemente alto.
Un fattore chiave per vivere (quasi) tutti meglio consumando meno risorse e` una maggiore eguaglianza sociale. Questa puo` essere solo il risultato di buone politiche, non viene spontaneamente; il mercato lasciato a se' stesso produce essenzialmente efficienza a breve termine, non eguaglianza (vedi Adam Smith e F. D. Roosevelt) ne' sostenibilita`. Le buone politiche di equita` sociale ovviamente guardano anche ai disoccupati, ai precari, ai pastori sardi etc. Anche qui una parte dell'Europa (non certo l'Italia), ancora legata a vecchie logiche introdotte dalla socialdemocrazia, ha parecchio da insegnare al resto del mondo.
Quanto al declino, relativamente ai paesi emergenti ma anche in assoluto, sono d'accordo con te. Cina e India avranno pure il diritto di passarci avanti, di pesare piu` di noi politicamente ed economicamente, viste le rispettive popolazioni; e forse anche l'Ucraina e le Filippine potrebbero sorpassarci, pero` e` probabile che continuino a esserci dei perdenti, che per l'inerzia dei sistemi socioeconomici rischiano di essere sempre gli stessi (vedi ad es. il ruolo neo-neo-colonialista della Cina in Africa).
Saluti a tutti
Maurizio Persico
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