Questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti. Non esiste riforma per quanto virtuosa che possa funzionare senza risorse economiche. Per capire fino in fondo il significato di ciò, bisogna mettersi nei panni di chi svolge la sua attività nelle facoltà scientifiche. Non esistono finanziamenti che possano decentemente sostenere la ricerca e la didattica. Per inciso voglio ricordare che permettere lo svolgimento di una tesi sperimentale per la laurea specialistica costa intorno a 20.000 euro. Questo DDL è infarcito da concetti ovvi (se c'è qualcuno che teorizza di premiare il demerito oppure oppure il familismo a discapito della valutazione si faccia avanti) ma non indica quali sono gli strumenti per la loro realizzazione e soprattutto quali sarebbero i meccanismi che dovrebbero indurre un cambiamento di mentalità. Non credo che assegnare agli ordinari la gestione di tutti i concorsi sia un modo efficace per abbattere i poteri baronali. Inoltre, senza soldi non credo che sarebbe possibile cooptare per il CDA eminenti personalità italiane o straniere. La valutazione è una presa in giro quando si tenta di accreditare UNIVERSITÀ PRIVATE INDECENTI! Questo eterno gioco delle parti in cui i proclami contengono l'ennesima fregatura è assolutamente evidente dalle idiozie ripetutamente elargite dalla ministra come la saldatura tra baroni e studenti, i fondi insufficienti perché sprecati etc. Per non parlare dei talk show compiacenti infarciti da gente che non ha mai frequentato un'aula universitaria e quindi per definizione ignorante. Si potrebbe continuare all'infinito con gli esempi che hanno indotto questa profonda sfiducia in questo governo indecente. Sfiducia che viene comunque da lontano anche per opera di governi di altre colorazioni politiche. A mio parere sia il mondo politico sia quello universitario sono corresponsabili dell'attuale disastrosa situazione. A proposito di noi, penso che uno dei punti cruciali da risolvere è far emergere con chiarezza la diversa specificità delle facoltà professionali, le quali sono affollate da colleghi che svolgono lucrose attività private all'esterno, rispetto a quelle scientifiche (includerei, per molti aspetti, anche quelle umanistiche), in genere affollate da colleghi che spendono tutta la loro attività all'interno dell'università. Le facoltà professionali hanno sempre pesato come macigni sull'università scaricando, come per esempio medicina, i loro costi sull'intera comunità e condizionando l'organizzazione di questa istituzione attraverso una forte commistione con il mondo politico. Quanti scienziati hanno partecipato all'elaborazione di tutte le pseudoriforme concepite finorà? Sarebbe, pertanto, auspicabile la creazione di università scientifiche separate da scuole o università professionali. Infatti, la concezione che l'università è l'istituzione dove si esercitano e si insegnano tutti i saperi non implica che essa debba essere organizzata in un'unica struttura in cui vengono espresse esigenze così diverse da essere spesso incompatibili. Per questo penso che le nostre discussioni, per quanto ammirevoli nell'intenzioni, risulteranno alquanto inefficaci se non riusciremo a incidere sprattutto al nostro interno. Sergio Pimpinelli
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