Cara Magnelli,
da anni la penso esattamente come te. Invece che farci perdere tempo con progetti raffazzonati per soddisfare regole assurde, sarebbe meglio distribuire quei pochi soldi a pioggia, o tenendo conto senza troppe complicazioni della produzione degli ultimi anni. Ancor meglio sarebbe tener conto della produttivita` rapportata ai finanziamenti ricevuti.
Purtroppo la tendenza dominante, anche a livello internazionale, e` esattamente opposta.
Un datore di lavoro pubblico (universita` o altro) ti giudica (anche) dalla tua "capacita` di attrarre finanziamenti", cioe` reputa positivo che la tua attivita` costi molto ai contribuenti (se i finanziamenti sono pubblici) o sottragga risorse ad altri possibili investimenti (se sono privati). Questo e` molto piu` vero all'estero (p.es. USA) che in Italia, ma anche da noi ci sono tendenze addirittura legislative in questa direzione.
L'ANVUR giudica a sua volta le universita` in base al loro successo nel concorrere ai PRIN, FIRB, fondi europei etc, e il risultato saranno piu` soldi (o minori tagli) a chi e` gia` stato premiato. L'universita` di Pisa per fortuna eroga dei finanziamenti (minimi) alla ricerca, ma recentemente ha raccomandato alle commissioni che devono ripartirli di adeguarsi il piu` possibile ai criteri ANVUR. Come presidente della commissione per l'area chimica ho risposto che, piuttosto che considerare positivamente i finanziamenti gia` ricevuti, preferirei fare l'opposto e aiutare chi e` rimasto escluso (in realta` continueremo a ignorare questo criterio).
Quasi tutti gli enti erogano solo co-finanziamenti, cioe` danno a chi ha gia`. La situazione era ormai talmente insostenibile che e` stato fatto un passo indietro, facendo figurare i nostri stipendi come cofinanziamento da parte del gruppo. Ma certi enti persistono: il Ministero degli Esteri cofinanzia al 50%, ma pretende che il gruppo anticipi il 100% e paga solo a consuntivo (se paga: ha anche fama di moroso abituale).
Tutto questo credo abbia varie cause: (1) Alla singola universita` non importa se i soldi s2soiano spesi bene o sprecati, e da dove arrivano: basta che ne arrivino e si possa prelevare una quota per salvare il bilancio. (2) A livello politico prevale la teoria dell'eccellenza, che e` molto comoda (qualche fiore all'occhiello da mostrare, complessivamente meno spese e delle buone scuse per tagliare i rami secchi invece che metterli in condizioni di funzionare bene, e si va d'accordo con il fior fiore dei potentati accademici). (3) ANVUR e altri valutatori, nella loro pigrizia, sono felici di fidarsi di altri enti che hanno gia` espresso una valutazione al momento di erogare i fondi. Si potrebbe pensare che anche fidarsi delle riviste e della loro peer review, e quindi basarsi acriticamente sugli indici bibliografici, e` troppo comodo e semplicistico. Pero` le tensioni che si scatenano intorno alla distribuzione di fondi e quindi il legittimo sospetto che questa non sia per niente equa, sono ben altra cosa che i noti difetti della peer review.
Insomma, viva la pioggia (o la neve).
Saluti
Maurizio Persico
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