cari colleghi,
cominciamo col dimetterci in massa dal basso da tutte le cariche e posizioni gestionali negli atenei: commissioni di ccs, di facolta', di dipartimento, collegi docenti, ..., e chiediamo le dimissioni ai presidenti di ccs e ai presidi (alcuni lo faranno spontaneamente, altri costretti dalla situazione)
questo avrebbe un effetto immediato ed eclatante, andrebbe subito sui giornali anche perche' la gestione delle universita' andrebbe in blocco, bisogna solo cominciare e propagare l'azione: se parte, poi sara' come una valanga, ma deve partire in qualche ateneo importante
questa mailing list puo' servire per coordinarsi, partiamo!
chi pensa che la cosa sia sensata, lo dica su questa mailing list, lo proponga nei dipartimenti, ...: siamo bloccati dall'isolamento ma siamo in tanti a voler fare qualcosa!
e' essenziale far uscire le persone dalla frustrazione e dall'isolamento!
Marco Vianello Universita' di Padova
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Date: Sun, 30 May 2010 23:43:00 +0200 From: l.magnelli@unifi.it Subject: [Universitas_in_trasformazione] cos non si arriva da nessuna parte To: "Forum "Universit e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it, Carlo Cosmelli carlo.cosmelli@roma1.infn.it Cc: universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Message-ID: 20100530234300.hssm86aylsscgssg@webmail.unifi.it Content-Type: text/plain; charset=UTF-8; DelSp="Yes"; format="flowed"
Sto seguendo tutti gli interventi
tutti voi avete ragione, ma.... questi "signori" schiacciano come rulli compressori la razionalit ed il buon senso, pur di perseguire il loro fine. Non c' possibilit di contrattare secondo criteri di buon senso. Non lo vogliono e confidano nella nostra ingenuit che ci porta a perdere tempo nel disperderci in mille rivoli di riflessioni, per metterci poi difronte al fatto compiuto. Bisogna fare come loro e sparare cannonate ai passerotti, senza troppi scrupoli e complimenti. Dobbiamo fare qualcosa di analogo agli operai che salgono sui tetti. Va fatto qualcosa di forte e pazzo, che li metta in confusione. Alla contrattazione ci possiamo arrivare dopo.
Lucia Magnelli
Caro Marco,
Quel che tu proponi e' assolutamente sensato! Sono d'accordo con la proposta di dimetterci in massa da tutte le cariche gestionali, e ad invitare a farlo.
Dovremmo concordare una data in cui far partire l'iniziativa. Immediatamente dopo la Festa della Repubblica avrebbe un senso anche simbolico.
Per dare il "la" sarebbe opportuno che qualcuno che ricopre cariche piu' alte (e.g. rettori, presidi di facolta', direttori di dipartimento, membri di CdA e senato accademico) iniziasse, rendendo poi la cosa nota a questa mailing list, per poi andare a cascata.
Se cio' non dovesse verificarsi, si potra' comunque partire con le cariche minori. Il tutto comunicato agli uffici stampa dei vari Atenei.
Stefano Borgani.
On 5/31/10 8:01 AM, Marco Vianello wrote:
cari colleghi,
cominciamo col dimetterci in massa dal basso da tutte le cariche e posizioni gestionali negli atenei: commissioni di ccs, di facolta', di dipartimento, collegi docenti, ..., e chiediamo le dimissioni ai presidenti di ccs e ai presidi (alcuni lo faranno spontaneamente, altri costretti dalla situazione)
questo avrebbe un effetto immediato ed eclatante, andrebbe subito sui giornali anche perche' la gestione delle universita' andrebbe in blocco, bisogna solo cominciare e propagare l'azione: se parte, poi sara' come una valanga, ma deve partire in qualche ateneo importante
questa mailing list puo' servire per coordinarsi, partiamo!
chi pensa che la cosa sia sensata, lo dica su questa mailing list, lo proponga nei dipartimenti, ...: siamo bloccati dall'isolamento ma siamo in tanti a voler fare qualcosa!
e' essenziale far uscire le persone dalla frustrazione e dall'isolamento!
Marco Vianello Universita' di Padova
Son assolutamente d'accordo. L'idea delle dimissioni di massa può funzionare: tutte le attività di coordinamento sono volontarie, quindi nessuno ci può obbligare.
Sarebbe bello/utile partire tutti assieme.. ce la facciamo per il 3 giugno???
Prepariamo una lettera di dimissioni *modello* o una lettera aperta?
L'importante è coordinarci (e fare proseliti).
Saluti anna
On Mon, 2010-05-31 at 08:33 +0200, Stefano Borgani wrote:
Caro Marco,
Quel che tu proponi e' assolutamente sensato! Sono d'accordo con la proposta di dimetterci in massa da tutte le cariche gestionali, e ad invitare a farlo.
Dovremmo concordare una data in cui far partire l'iniziativa. Immediatamente dopo la Festa della Repubblica avrebbe un senso anche simbolico.
Per dare il "la" sarebbe opportuno che qualcuno che ricopre cariche piu' alte (e.g. rettori, presidi di facolta', direttori di dipartimento, membri di CdA e senato accademico) iniziasse, rendendo poi la cosa nota a questa mailing list, per poi andare a cascata.
Se cio' non dovesse verificarsi, si potra' comunque partire con le cariche minori. Il tutto comunicato agli uffici stampa dei vari Atenei.
Stefano Borgani.
On 5/31/10 8:01 AM, Marco Vianello wrote:
cari colleghi,
cominciamo col dimetterci in massa dal basso da tutte le cariche e posizioni gestionali negli atenei: commissioni di ccs, di facolta', di dipartimento, collegi docenti, ..., e chiediamo le dimissioni ai presidenti di ccs e ai presidi (alcuni lo faranno spontaneamente, altri costretti dalla situazione)
questo avrebbe un effetto immediato ed eclatante, andrebbe subito sui giornali anche perche' la gestione delle universita' andrebbe in blocco, bisogna solo cominciare e propagare l'azione: se parte, poi sara' come una valanga, ma deve partire in qualche ateneo importante
questa mailing list puo' servire per coordinarsi, partiamo!
chi pensa che la cosa sia sensata, lo dica su questa mailing list, lo proponga nei dipartimenti, ...: siamo bloccati dall'isolamento ma siamo in tanti a voler fare qualcosa!
e' essenziale far uscire le persone dalla frustrazione e dall'isolamento!
Marco Vianello Universita' di Padova
Faccio davvero fatica a pensare che qualcuno prenda sul serio la strategia delle dimissioni di massa...e poi a cosa serve? ammesso ( e non concesso) che tutti si dimettessero il risultato sarebbe un' università allo sbando; saremmo sui giornali si, ma autorizzando critiche ancora più feroci ( irresponsabili!...i baroni che non vogliono rinunciare al loro potere, piuttosto che cedere pensano: muoia sansone con tutti i filistei ...ci vuole un "salvatore della patria" anche per l'università ... eccetera... ) non faccio fatica ad immaginarlo. Credo che in questo momento più che mai ciascuno dovrebbe cercare di fare al meglio il proprio lavoro; qualcuno dovrebbe stimolare l'autocritica di chi dovrebbe farla, e sono molti! Cercare di riparare i danni che sono stati fatti , se sono molti. Questo sarebbe un segnale positivo forte! Forte come se i parlamentari, i sindaci i prefetti, i prelati, eccetera rinunciassero domani mattina alle auto blu....la manovra economica non sarebbe più necessaria! utopistico? certo ma non molto di più delle nostre dimissioni di massa. Dobbiamo continuare a discutere, a non accettare, non cedere neppure allo sconforto; dobbiamo dire dovunque che non siamo d'accordo, che il paese cosi si impoverisce; ma nel frattempo dobbiamo continuare a fare il nostro lavoro al meglio di cui siamo capaci. Dobbiamo dare esempio alle istituzioni e al paese se pensiamo di essere la parte del paese che ne rappresenta i valori progressivi. Non dobbiamo interrompere il dialogo. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Francesco Trabucco
----- Original Message ----- From: "Marco Vianello" marcov@math.unipd.it To: universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Monday, May 31, 2010 8:01 AM Subject: [Universitas_in_trasformazione] cominciamo con le dimissioni!
cari colleghi,
cominciamo col dimetterci in massa dal basso da tutte le cariche e posizioni gestionali negli atenei: commissioni di ccs, di facolta', di dipartimento, collegi docenti, ..., e chiediamo le dimissioni ai presidenti di ccs e ai presidi (alcuni lo faranno spontaneamente, altri costretti dalla situazione)
questo avrebbe un effetto immediato ed eclatante, andrebbe subito sui giornali anche perche' la gestione delle universita' andrebbe in blocco, bisogna solo cominciare e propagare l'azione: se parte, poi sara' come una valanga, ma deve partire in qualche ateneo importante
questa mailing list puo' servire per coordinarsi, partiamo!
chi pensa che la cosa sia sensata, lo dica su questa mailing list, lo proponga nei dipartimenti, ...: siamo bloccati dall'isolamento ma siamo in tanti a voler fare qualcosa!
e' essenziale far uscire le persone dalla frustrazione e dall'isolamento!
Marco Vianello Universita' di Padova
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Date: Sun, 30 May 2010 23:43:00 +0200 From: l.magnelli@unifi.it Subject: [Universitas_in_trasformazione] cos non si arriva da nessuna parte To: "Forum "Universit e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it, Carlo Cosmelli carlo.cosmelli@roma1.infn.it Cc: universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Message-ID: 20100530234300.hssm86aylsscgssg@webmail.unifi.it Content-Type: text/plain; charset=UTF-8; DelSp="Yes"; format="flowed"
Sto seguendo tutti gli interventi
tutti voi avete ragione, ma.... questi "signori" schiacciano come rulli compressori la razionalit ed il buon senso, pur di perseguire il loro fine. Non c' possibilit di contrattare secondo criteri di buon senso. Non lo vogliono e confidano nella nostra ingenuit che ci porta a perdere tempo nel disperderci in mille rivoli di riflessioni, per metterci poi difronte al fatto compiuto. Bisogna fare come loro e sparare cannonate ai passerotti, senza troppi scrupoli e complimenti. Dobbiamo fare qualcosa di analogo agli operai che salgono sui tetti. Va fatto qualcosa di forte e pazzo, che li metta in confusione. Alla contrattazione ci possiamo arrivare dopo.
Lucia Magnelli
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Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Credo che in questo momento più che mai ciascuno dovrebbe cercare di fare al meglio il proprio lavoro; qualcuno dovrebbe stimolare l'autocritica di chi dovrebbe farla, e sono molti! Cercare di riparare i danni che sono stati fatti , se sono molti.
Che strano paese il nostro... la protesta diventa "fare al meglio il nostro lavoro", credevo fosse un "particolare" dato per scontato.
Questo sarebbe un segnale positivo forte! Forte come se i parlamentari, i sindaci i prefetti, i prelati, eccetera rinunciassero domani mattina alle auto blu....la manovra economica non sarebbe più necessaria! utopistico? certo ma non molto di più delle nostre dimissioni di massa.
Mi sembra di vada scivolando nel qualunquismo... se bastasse il taglio della auto blu (e poi i prelati che c'entrano ? Tagliamo l'otto per mille ?) e dei vari privilegi a risolvere i nostri problemi di bilancio scenderei in piazza a festeggiare.
Dobbiamo continuare a discutere, a non accettare, non cedere neppure allo sconforto; dobbiamo dire dovunque che non siamo d'accordo, che il paese cosi si impoverisce; ma nel frattempo dobbiamo continuare a fare il nostro lavoro al meglio di cui siamo capaci.
Molti di noi lo han fatto, lo fanno e lo faranno, non e' che ci voglia un momento di crisi per lavorare al meglio, ci mancherebbe !
Dobbiamo dare esempio alle istituzioni e al paese se pensiamo di essere la parte del paese che ne rappresenta i valori progressivi. Non dobbiamo interrompere il dialogo. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Francesco Trabucco
Ma quale dialogo ? Tra di noi forse. Qui ci sono dei figuri che vanno avanti con il rullo compressore, non ci sono argomentazioni che tengano, le questioni non vengono affrontate con raziocinio, ma con la scure, mi pare che il tempo della diplomazia, ammesso che ci sia stato, e' ormai passato da un pezzo.
LuCa
Cari colleghi, la proposta di Vianello mi sembra l'unica presa di posizione sensata e visibile che possiamo prendere nella nostra veste di docenti. Sono molti giorni che mi chiedo cosa si debba/possa fare, dopo che i ricercatori della mia facolta' hanno dichiarato la loro indisponibilita' alla didattica per il prossimo a.a.. Ci hanno chiesto supporto e alcuni tra i professori hanno dichiarato in consegnuenza di ridurre la loro disponibilita' didattica al minimo di legge (ammesso che si sappia quale esso sia). Io non mi sono sentita di fare una scelta del genere per due motivi fondamentali: 1 danneggeremmo in modo molto grave un limitato gruppo di studenti, tipicamente quelli che entreranno alle LM il prossimo a.a., che non avrebbero un'offerta decente e si troverebbero magari bloccati a meta' strada senza saper cosa fare. (riducendo le ore bisognera' tagliare corsi e il primo anno delle LM sembra l'unico sacrificabile) 2. l'opinione pubblica leggerebbe il nostro atto come pigrizia e ci bollerebbe come lavativi. Uno sciopero in cui il costo per noi sarebbe nullo e altissimo per gli studenti. Temo otterremmo solo attacchi dai giornali che non chiedono altro che bollarci come nullafacenti. La scelta di dimettersi mi sembra invece una cosa che colpirebbe di piu' l'opinione pubblica danneggiando gradualmente in modo equo tutti gli studenti indifferentemente. Tutti sono convinti che siamo dei baroni attaccati al potere, nessuno sa che le presidenze/direzioni non sono retribuite ne' che l'unico potere che ne deriva e' quello di lavorare tute le sere e molti sabati/domeniche. Per questo leggerebbero la nostra azione come una rinuncia a qualcosa e forse qualcuno potrebbe simpatizzare per la nostra causa.
Se noi riuscissimo a coordinarci, dimettendoci in massa, credo che avremmo una visibilta' positiva e utile. Dovremmo dichiarare che non facciamo proteste diverse per non colpire gli studenti in modo troppo grave ma che non siamo disposti ad avvallare col nostro lavoro amministrativo scelte che riteniamo disastrose per il futuro del paese, che rinunciamo a un potere di cui non condividiamo i fini... insomma un buon comunicato stampa che, per una volta, non possa venir letto come corporativo, che magari faccia appello a Napolitano per salvare l'universita' e simultaneamente minacci il venir meno del nostro lavoro di formichine-burocrati a quanti sanno di essere persi senza il nostro aiuto.
Proporrei di dare dimissioni a tempo, in modo da dar tempo al ministro di agire. Mi spiego dovremmo dare una data per tali dimissioni che potrebbero, per esempio, decorrere dal primo settembre (??), se il ministro non cambiera' le cose piu' gravi del decreto. Potremmo preparare un form per la lettera di dimissioni che potremmo inviare tutti nell'arco di questa settimana ( magari ci potrebbe occorrere piu' tempo per far crescere le adesioni? ). I nostri colleghi senza cariche dovrebbero simultaneamente dichiarare di non essere disponibili a sostituirci nel caso venissero eletti e potremmo usare l'intervallo fino all'operativita' delle dimissioni per far capire il disastro che stanno per fare.
Provate a pensarci: stiamo procedendo in ordine sparso ma se taciamo ora non potremo recriminare dopo. In questo momento mi sembra una scelta sensata: qualcuno mi convince dell'opposto o proviamo a coordinarci?
Laura Sacerdote Universita' di Torino
Cari Colleghi,
Credo che Laura abbia ragione. Per quanto mi riguarda, possiamo cominciare a coordinarci.
Mauro Fasola, che si e' gia' dimesso da alcuni mesi dalle sue cariche, potrebbe farci avere la sua lettera di dimissioni (sempre che Mauro lo ritenga opportuno). Sono sicuro che gia' contiene motivazioni per diversi di noi condivisibili, da cui potremmo prender spunto per preparare un testo di riferimento.
Stefano Borgani.
On 5/31/10 12:43 PM, Laura Sacerdote wrote:
Cari colleghi, la proposta di Vianello mi sembra l'unica presa di posizione sensata e visibile che possiamo prendere nella nostra veste di docenti. Sono molti giorni che mi chiedo cosa si debba/possa fare, dopo che i ricercatori della mia facolta' hanno dichiarato la loro indisponibilita' alla didattica per il prossimo a.a.. Ci hanno chiesto supporto e alcuni tra i professori hanno dichiarato in consegnuenza di ridurre la loro disponibilita' didattica al minimo di legge (ammesso che si sappia quale esso sia). Io non mi sono sentita di fare una scelta del genere per due motivi fondamentali: 1 danneggeremmo in modo molto grave un limitato gruppo di studenti, tipicamente quelli che entreranno alle LM il prossimo a.a., che non avrebbero un'offerta decente e si troverebbero magari bloccati a meta' strada senza saper cosa fare. (riducendo le ore bisognera' tagliare corsi e il primo anno delle LM sembra l'unico sacrificabile) 2. l'opinione pubblica leggerebbe il nostro atto come pigrizia e ci bollerebbe come lavativi. Uno sciopero in cui il costo per noi sarebbe nullo e altissimo per gli studenti. Temo otterremmo solo attacchi dai giornali che non chiedono altro che bollarci come nullafacenti. La scelta di dimettersi mi sembra invece una cosa che colpirebbe di piu' l'opinione pubblica danneggiando gradualmente in modo equo tutti gli studenti indifferentemente. Tutti sono convinti che siamo dei baroni attaccati al potere, nessuno sa che le presidenze/direzioni non sono retribuite ne' che l'unico potere che ne deriva e' quello di lavorare tute le sere e molti sabati/domeniche. Per questo leggerebbero la nostra azione come una rinuncia a qualcosa e forse qualcuno potrebbe simpatizzare per la nostra causa.
Se noi riuscissimo a coordinarci, dimettendoci in massa, credo che avremmo una visibilta' positiva e utile. Dovremmo dichiarare che non facciamo proteste diverse per non colpire gli studenti in modo troppo grave ma che non siamo disposti ad avvallare col nostro lavoro amministrativo scelte che riteniamo disastrose per il futuro del paese, che rinunciamo a un potere di cui non condividiamo i fini... insomma un buon comunicato stampa che, per una volta, non possa venir letto come corporativo, che magari faccia appello a Napolitano per salvare l'universita' e simultaneamente minacci il venir meno del nostro lavoro di formichine-burocrati a quanti sanno di essere persi senza il nostro aiuto.
Proporrei di dare dimissioni a tempo, in modo da dar tempo al ministro di agire. Mi spiego dovremmo dare una data per tali dimissioni che potrebbero, per esempio, decorrere dal primo settembre (??), se il ministro non cambiera' le cose piu' gravi del decreto. Potremmo preparare un form per la lettera di dimissioni che potremmo inviare tutti nell'arco di questa settimana ( magari ci potrebbe occorrere piu' tempo per far crescere le adesioni? ). I nostri colleghi senza cariche dovrebbero simultaneamente dichiarare di non essere disponibili a sostituirci nel caso venissero eletti e potremmo usare l'intervallo fino all'operativita' delle dimissioni per far capire il disastro che stanno per fare.
Provate a pensarci: stiamo procedendo in ordine sparso ma se taciamo ora non potremo recriminare dopo. In questo momento mi sembra una scelta sensata: qualcuno mi convince dell'opposto o proviamo a coordinarci?
Laura Sacerdote Universita' di Torino
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
At 12.57 31/05/2010, Stefano Borgani wrote:
Cari Colleghi, Credo che Laura abbia ragione. Per quanto mi riguarda, possiamo cominciare a coordinarci. Mauro Fasola, che si e' gia' dimesso da alcuni mesi dalle sue cariche, potrebbe farci avere la sua lettera di dimissioni (sempre che Mauro lo ritenga opportuno). Sono sicuro che gia' contiene motivazioni per diversi di noi condivisibili, da cui potremmo prender spunto per preparare un testo di riferimento.
Accetto volentieri l'invito di Stefano Borgani, ma la mia lettera di dimissioni da presidente del CD di Scienze Naturali (gennaio 2010) era solo formale. Perciò preferisco allegare la mozione che avevo presentato in Facoltà nel lontano 2008, mi sembra ancora attuale nel proporre azioni di effetto ma legali e anche di dignità. Allora i colleghi avevano preferito aspettare e vedere cosa sarebbe successo, e lo si è visto bene !
Ecco il testo della mia mozione alla Facoltà di Scienze mmffn di Pavia, 23 ottobre 2008 (riportata integralmente nel verbale della Facoltà) ______________________________________________ Fasola illustra la mozione approvata allunanimità dallassemblea di 123 studenti e 9 docenti di Scienze naturali e di altri corsi di laurea dellUniversità di Pavia, riunitasi il 21 ottobre 2008
Preso atto che loperato dei governi italiani degli ultimi decenni, e in particolare la Legge 133 del 6 agosto 2008, hanno reso lUniversità italiana incapace di assolvere alla sua funzione di istruzione e di ricerca lassemblea di studenti e docenti invita il personale universitario ad assolvere i soli compiti di legge, astenendosi da ora in poi dal supplire alle carenze di organico e di fondi, con un impegno che la società italiana non gli richiede.
In dettaglio, invita: · i docenti a rinunciare ad ogni incarico didattico oltre agli obblighi istituzionali della L 382/1980 (un corso per professori ordinari e associati, nessun corso per i ricercatori), per ora limitatamente al novembre prossimo, organizzando lezioni in piazza · il personale universitario ad organizzare momenti di incontro con studenti e famiglie, al fine di discutere come il buon funzionamento dellUniversità sia essenziale per lo sviluppo anche economico di un Paese · i Presidenti di Corso di Laurea e ai Presidi di Facoltà a verificare, considerate le rinunce, se sussistano condizioni per lo svolgimento della normale attività didattica · gli eletti in tutte le cariche (Rettori, Presidi, Presidenti, Direttori) a rassegnare le dimissioni
Sollecita inoltre il personale universitario ad aderire ai principi espressi dalla CRUI nel documento del 25 settembre 2008, e in particolare a sollecitare: · riforme della governance degli atenei, ora inefficiente perché legata a normative superate · revisione dello stato giuridico dei docenti, rendendo vincolanti gli impegni complessivi e le verifiche delle attività effettivamente svolte · creazione di una rigorosa valutazione nazionale di Università e ricerca, per attribuire più risorse ai soli settori efficienti · potenziamento del reclutamento del personale, in particolare per le fasce dingresso
Sollecita inoltre i governi italiani ad aumentare i fondi per università e ricerca fino a portarli nel breve periodo dallattuale 1% al 3% del PIL, secondo limpegno preso dallItalia a livello di Unione Europea. _____________________________________
Mauro Fasola Dipartimento Biologia Animale Via Ferrata 1, 27100 Pavia 0382 986300 347 0014022 fax 0382 986290
cari colleghi, mi arrivano notizie frammentarie di una montante rivolta nelle varie sedi. A me sembra che in questo momento la cosa piu` importante sia di formare un livello di comunicazione la piu` ampia possibile. La nostra mailing list certamente `e utile ma non sufficiente, credo che il primo lavoro da fare sia quello di coordinare le varie iniziative almeno a livello di informazione.
Operativamente bisognerebbe creare delle connessioni fra le varie mailing lists oppure usare gli strumenti di tipo blog esistenti.
claudio
On May 31, 2010, at 2:03 PM, Mauro Fasola wrote:
At 12.57 31/05/2010, Stefano Borgani wrote:
Cari Colleghi, Credo che Laura abbia ragione. Per quanto mi riguarda, possiamo cominciare a coordinarci. Mauro Fasola, che si e' gia' dimesso da alcuni mesi dalle sue cariche, potrebbe farci avere la sua lettera di dimissioni (sempre che Mauro lo ritenga opportuno). Sono sicuro che gia' contiene motivazioni per diversi di noi condivisibili, da cui potremmo prender spunto per preparare un testo di riferimento.
Accetto volentieri l'invito di Stefano Borgani, ma la mia lettera di dimissioni da presidente del CD di Scienze Naturali (gennaio 2010) era solo formale. Perciò preferisco allegare la mozione che avevo presentato in Facoltà nel lontano 2008, mi sembra ancora attuale nel proporre azioni di effetto ma legali e anche di dignità. Allora i colleghi avevano preferito aspettare e vedere cosa sarebbe successo, e lo si è visto bene !
Ecco il testo della mia mozione alla Facoltà di Scienze mmffn di Pavia, 23 ottobre 2008 (riportata integralmente nel verbale della Facoltà) ______________________________________________ Fasola illustra la mozione approvata all’unanimità dall’assemblea di 123 studenti e 9 docenti di Scienze naturali e di altri corsi di laurea dell’Università di Pavia, riunitasi il 21 ottobre 2008
Preso atto che l’operato dei governi italiani degli ultimi decenni, e in particolare la Legge 133 del 6 agosto 2008, hanno reso l’Università italiana incapace di assolvere alla sua funzione di istruzione e di ricerca l’assemblea di studenti e docenti invita il personale universitario ad assolvere i soli compiti di legge, astenendosi da ora in poi dal supplire alle carenze di organico e di fondi, con un impegno che la società italiana non gli richiede.
In dettaglio, invita: · i docenti a rinunciare ad ogni incarico didattico oltre agli obblighi istituzionali della L 382/1980 (un corso per professori ordinari e associati, nessun corso per i ricercatori), per ora limitatamente al novembre prossimo, organizzando “lezioni in piazza” · il personale universitario ad organizzare momenti di incontro con studenti e famiglie, al fine di discutere come il buon funzionamento dell’Università sia essenziale per lo sviluppo anche economico di un Paese · i Presidenti di Corso di Laurea e ai Presidi di Facoltà a verificare, considerate le rinunce, se sussistano condizioni per lo svolgimento della normale attività didattica · gli eletti in tutte le cariche (Rettori, Presidi, Presidenti, Direttori) a rassegnare le dimissioni
Sollecita inoltre il personale universitario ad aderire ai principi espressi dalla CRUI nel documento del 25 settembre 2008, e in particolare a sollecitare: · riforme della governance degli atenei, ora inefficiente perché legata a normative superate · revisione dello stato giuridico dei docenti, rendendo vincolanti gli impegni complessivi e le verifiche delle attività effettivamente svolte · creazione di una rigorosa valutazione nazionale di Università e ricerca, per attribuire più risorse ai soli settori efficienti · potenziamento del reclutamento del personale, in particolare per le fasce d’ingresso
Sollecita inoltre i governi italiani ad aumentare i fondi per università e ricerca fino a portarli nel breve periodo dall’attuale 1% al 3% del PIL, secondo l’impegno preso dall’Italia a livello di Unione Europea. _____________________________________
Mauro Fasola Dipartimento Biologia Animale Via Ferrata 1, 27100 Pavia 0382 986300 347 0014022 fax 0382 986290 _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
tel. 0039-06-49913212, fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
Cari colleghi,
siamo tutti d'accordo, è ora di agire. Siamo stati fin troppo indulgenti mentre sulle nostre teste avvenivano le trattative. Ai tempi della Moratti, ci siamo battuti in modo compatto per contrastare l'eliminazione della tenure e l'abbattimento dell'università pubblica. In USA ci hanno provato tante volte ad eliminare la tenure, ma tenure e academic freedom sono stati difesi come capisaldi di tutte le università, pubbliche e private.
Possiamo usare il sito di Universitas Futura (w3.disg.uniroma1.it/unira) per coordinare le iniziative in corso e far sottoscrivere un documento al maggior numero di colleghi.
Walter Lacarbonara
Il giorno May 31, 2010, alle ore 9:40 AM, claudio procesi ha scritto:
cari colleghi, mi arrivano notizie frammentarie di una montante rivolta nelle varie sedi. A me sembra che in questo momento la cosa piu` importante sia di formare un livello di comunicazione la piu` ampia possibile. La nostra mailing list certamente `e utile ma non sufficiente, credo che il primo lavoro da fare sia quello di coordinare le varie iniziative almeno a livello di informazione.
Operativamente bisognerebbe creare delle connessioni fra le varie mailing lists oppure usare gli strumenti di tipo blog esistenti.
claudio
On May 31, 2010, at 2:03 PM, Mauro Fasola wrote:
At 12.57 31/05/2010, Stefano Borgani wrote:
Cari Colleghi, Credo che Laura abbia ragione. Per quanto mi riguarda, possiamo cominciare a coordinarci. Mauro Fasola, che si e' gia' dimesso da alcuni mesi dalle sue cariche, potrebbe farci avere la sua lettera di dimissioni (sempre che Mauro lo ritenga opportuno). Sono sicuro che gia' contiene motivazioni per diversi di noi condivisibili, da cui potremmo prender spunto per preparare un testo di riferimento.
Accetto volentieri l'invito di Stefano Borgani, ma la mia lettera di dimissioni da presidente del CD di Scienze Naturali (gennaio 2010) era solo formale. Perciò preferisco allegare la mozione che avevo presentato in Facoltà nel lontano 2008, mi sembra ancora attuale nel proporre azioni di effetto ma legali e anche di dignità. Allora i colleghi avevano preferito aspettare e vedere cosa sarebbe successo, e lo si è visto bene !
Ecco il testo della mia mozione alla Facoltà di Scienze mmffn di Pavia, 23 ottobre 2008 (riportata integralmente nel verbale della Facoltà) ______________________________________________ Fasola illustra la mozione approvata all’unanimità dall’assemblea di 123 studenti e 9 docenti di Scienze naturali e di altri corsi di laurea dell’Università di Pavia, riunitasi il 21 ottobre 2008
Preso atto che l’operato dei governi italiani degli ultimi decenni, e in particolare la Legge 133 del 6 agosto 2008, hanno reso l’Università italiana incapace di assolvere alla sua funzione di istruzione e di ricerca l’assemblea di studenti e docenti invita il personale universitario ad assolvere i soli compiti di legge, astenendosi da ora in poi dal supplire alle carenze di organico e di fondi, con un impegno che la società italiana non gli richiede.
In dettaglio, invita: · i docenti a rinunciare ad ogni incarico didattico oltre agli obblighi istituzionali della L 382/1980 (un corso per professori ordinari e associati, nessun corso per i ricercatori), per ora limitatamente al novembre prossimo, organizzando “lezioni in piazza” · il personale universitario ad organizzare momenti di incontro con studenti e famiglie, al fine di discutere come il buon funzionamento dell’Università sia essenziale per lo sviluppo anche economico di un Paese · i Presidenti di Corso di Laurea e ai Presidi di Facoltà a verificare, considerate le rinunce, se sussistano condizioni per lo svolgimento della normale attività didattica · gli eletti in tutte le cariche (Rettori, Presidi, Presidenti, Direttori) a rassegnare le dimissioni
Sollecita inoltre il personale universitario ad aderire ai principi espressi dalla CRUI nel documento del 25 settembre 2008, e in particolare a sollecitare: · riforme della governance degli atenei, ora inefficiente perché legata a normative superate · revisione dello stato giuridico dei docenti, rendendo vincolanti gli impegni complessivi e le verifiche delle attività effettivamente svolte · creazione di una rigorosa valutazione nazionale di Università e ricerca, per attribuire più risorse ai soli settori efficienti · potenziamento del reclutamento del personale, in particolare per le fasce d’ingresso
Sollecita inoltre i governi italiani ad aumentare i fondi per università e ricerca fino a portarli nel breve periodo dall’attuale 1% al 3% del PIL, secondo l’impegno preso dall’Italia a livello di Unione Europea. _____________________________________
Mauro Fasola Dipartimento Biologia Animale Via Ferrata 1, 27100 Pavia 0382 986300 347 0014022 fax 0382 986290 _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Prof. Claudio Procesi, Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia
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sono d'accordo con Walter; il documento inviato da Claudio Procesi approvato dai presidi di scienze, con l'emendamento Procesi, potrebbe essere il documento da far girare e da firmare. Ma credo che senza iniziative più forti, tipo minaccia di sospensioni di esami e seduta tesi, non si andra' molto lontano. Capisco le obiezioni a questa linea dura, che fanno pagare un prezzo salato agli studenti, etc.... Ma gia' un documento da far firmare e presentare in modo compatto sarebbe qualcosa. Oltretutto pensare che l'abolizione delle provincie avrebbe fruttato meta' finanziaria (13.5 miliardi) e sarebbe stato un risparmio strutturale dovrebbe creare un po' di motivazione in piu'...almeno proviamoci Mauro Dorato
2010/6/1 Walter Lacarbonara walter.lacarbonara@uniroma1.it
Cari colleghi,
siamo tutti d'accordo, è ora di agire. Siamo stati fin troppo indulgenti mentre sulle nostre teste avvenivano le trattative. Ai tempi della Moratti, ci siamo battuti in modo compatto per contrastare l'eliminazione della tenure e l'abbattimento dell'università pubblica. In USA ci hanno provato tante volte ad eliminare la tenure, ma tenure e academic freedom sono stati difesi come capisaldi di tutte le università, pubbliche e private.
Possiamo usare il sito di Universitas Futura (w3.disg.uniroma1.it/unira) per coordinare le iniziative in corso e far sottoscrivere un documento al maggior numero di colleghi.
Walter Lacarbonara
Il giorno May 31, 2010, alle ore 9:40 AM, claudio procesi ha scritto:
cari colleghi, mi arrivano notizie frammentarie di una montante rivolta nelle varie sedi. A me sembra che in questo momento la cosa piu` importante sia di formare un livello di comunicazione la piu` ampia possibile. La nostra mailing list certamente `e utile ma non sufficiente, credo che il primo lavoro da fare sia quello di coordinare le varie iniziative almeno a livello di informazione.
Operativamente bisognerebbe creare delle connessioni fra le varie mailing lists oppure usare gli strumenti di tipo blog esistenti.
claudio
scusatemi se insisto.
Ci sono due piani di intervento: il primo è quello di fare casino per attirare l'attenzione sullo sfascio dell'offerta culturale, maciullata dalle esigenze di mercato, che saremo obbligati ad offrire alle generazioni future (non più teste che pensano, ma marketing, slogan, schemi ristretti all'interno dei quale muoversi, sennò sei fuori). Roba da rullo compressore per i nostri figli/nipoti. Solo in un secondo tempo possiamo diventare propositivi. Ma teniamo sempre presente che chi è al governo sta portando avanti un disegno ben preciso e datato. E che trova l'appiglio nella melma in cui si sono mosse spavaldamente tante componenti universitarie. D'altra parte, chi ci governa fa più schifo di noi: nelle nostre Università abbiamo fior fiore di giuristi, politologi, economisti, storici, scienziati, e scusatemi per chi ho dimenticato. Possibile che non si riesca a coordinare un intervento razionale, motivato, che convinca l'opinione pubblica e metta le istituzioni pubbliche con le spalle al muro?
Lucia Magnelli
Fautrice delle cause perse, ma ci credo!
Mi dicono che Napolitano avrebbe stralciato la parte degli enti culturali e di ricerca dalla manovra che ha firmato....chi ne sa qualcosa informi tempestivamente la lista..
RB
On 31/05/10 12:43, "Laura Sacerdote" laura.sacerdote@unito.it wrote:
Cari colleghi, la proposta di Vianello mi sembra l'unica presa di posizione sensata e visibile che possiamo prendere nella nostra veste di docenti. Sono molti giorni che mi chiedo cosa si debba/possa fare, dopo che i ricercatori della mia facolta' hanno dichiarato la loro indisponibilita' alla didattica per il prossimo a.a.. Ci hanno chiesto supporto e alcuni tra i professori hanno dichiarato in consegnuenza di ridurre la loro disponibilita' didattica al minimo di legge (ammesso che si sappia quale esso sia). Io non mi sono sentita di fare una scelta del genere per due motivi fondamentali: 1 danneggeremmo in modo molto grave un limitato gruppo di studenti, tipicamente quelli che entreranno alle LM il prossimo a.a., che non avrebbero un'offerta decente e si troverebbero magari bloccati a meta' strada senza saper cosa fare. (riducendo le ore bisognera' tagliare corsi e il primo anno delle LM sembra l'unico sacrificabile) 2. l'opinione pubblica leggerebbe il nostro atto come pigrizia e ci bollerebbe come lavativi. Uno sciopero in cui il costo per noi sarebbe nullo e altissimo per gli studenti. Temo otterremmo solo attacchi dai giornali che non chiedono altro che bollarci come nullafacenti. La scelta di dimettersi mi sembra invece una cosa che colpirebbe di piu' l'opinione pubblica danneggiando gradualmente in modo equo tutti gli studenti indifferentemente. Tutti sono convinti che siamo dei baroni attaccati al potere, nessuno sa che le presidenze/direzioni non sono retribuite ne' che l'unico potere che ne deriva e' quello di lavorare tute le sere e molti sabati/domeniche. Per questo leggerebbero la nostra azione come una rinuncia a qualcosa e forse qualcuno potrebbe simpatizzare per la nostra causa.
Se noi riuscissimo a coordinarci, dimettendoci in massa, credo che avremmo una visibilta' positiva e utile. Dovremmo dichiarare che non facciamo proteste diverse per non colpire gli studenti in modo troppo grave ma che non siamo disposti ad avvallare col nostro lavoro amministrativo scelte che riteniamo disastrose per il futuro del paese, che rinunciamo a un potere di cui non condividiamo i fini... insomma un buon comunicato stampa che, per una volta, non possa venir letto come corporativo, che magari faccia appello a Napolitano per salvare l'universita' e simultaneamente minacci il venir meno del nostro lavoro di formichine-burocrati a quanti sanno di essere persi senza il nostro aiuto.
Proporrei di dare dimissioni a tempo, in modo da dar tempo al ministro di agire. Mi spiego dovremmo dare una data per tali dimissioni che potrebbero, per esempio, decorrere dal primo settembre (??), se il ministro non cambiera' le cose piu' gravi del decreto. Potremmo preparare un form per la lettera di dimissioni che potremmo inviare tutti nell'arco di questa settimana ( magari ci potrebbe occorrere piu' tempo per far crescere le adesioni? ). I nostri colleghi senza cariche dovrebbero simultaneamente dichiarare di non essere disponibili a sostituirci nel caso venissero eletti e potremmo usare l'intervallo fino all'operativita' delle dimissioni per far capire il disastro che stanno per fare.
Provate a pensarci: stiamo procedendo in ordine sparso ma se taciamo ora non potremo recriminare dopo. In questo momento mi sembra una scelta sensata: qualcuno mi convince dell'opposto o proviamo a coordinarci?
Laura Sacerdote Universita' di Torino _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Una data sensata potrebbe essere il 1° di ottobre, cioè l'inizio dell'anno accademico (ma inizia in quella data in tutti gli atenei?).
Dimetterci adesso non servirebbe a niente, dal momento che -- a parte l'essere bollati come lavativi -- qualcuno deve comunque portare a termine la programmazione del 2010-2011 e quel qualcuno, in attesa o in assenza di sostituti... saremmo per forza noi. Responsabilmente portiamo all'avvio il prossimo a.a. e poi molliamo.
Mi pare condizione necessaria che, se non tutti, almeno una larga maggioranza di presidi direttori e presidenti si unisca: dimettersi in ventitre su qualche centinaio non avrebbe alcun senso, anzi sarebbe controproducente.
Napolitano... mah, immagino che abbia i crampi alla mano, da tanto che firma. E per chiudere in bellezza vi segnalo questo intervento di Calderoli sulla questione degli enti tagliati:
(www.corriere.it/politica/10_maggio_31/cremonesi_calderoli_8baaa1da-6c7d-11df-b7b4-00144f02aabe.shtml)
Maurizio Tirassa
At 12:43 +0200 31.05.2010, Laura Sacerdote wrote:
Se noi riuscissimo a coordinarci, dimettendoci in massa, credo che avremmo una visibilta' positiva e utile. Dovremmo dichiarare che non facciamo proteste diverse per non colpire gli studenti in modo troppo grave ma che non siamo disposti ad avvallare col nostro lavoro amministrativo scelte che riteniamo disastrose per il futuro del paese, che rinunciamo a un potere di cui non condividiamo i fini... insomma un buon comunicato stampa che, per una volta, non possa venir letto come corporativo, che magari faccia appello a Napolitano per salvare l'universita' e simultaneamente minacci il venir meno del nostro lavoro di formichine-burocrati a quanti sanno di essere persi senza il nostro aiuto.
Proporrei di dare dimissioni a tempo, in modo da dar tempo al ministro di agire. Mi spiego dovremmo dare una data per tali dimissioni che potrebbero, per esempio, decorrere dal primo settembre (??), se il ministro non cambiera' le cose piu' gravi del decreto. Potremmo preparare un form per la lettera di dimissioni che potremmo inviare tutti nell'arco di questa settimana ( magari ci potrebbe occorrere piu' tempo per far crescere le adesioni? ). I nostri colleghi senza cariche dovrebbero simultaneamente dichiarare di non essere disponibili a sostituirci nel caso venissero eletti e potremmo usare l'intervallo fino all'operativita' delle dimissioni per far capire il disastro che stanno per fare.
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