-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di Maurizio Persico Inviato: martedì 22 gennaio 2013 10.11 A: universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] dibattito scienza
Indipendentemente dai criteri di valutazione, sono le conseguenze che mi scoraggiano. Il CIVR ha valutato molto bene l'area chimica della mia universita`. I risultati del CIVR hanno influito piuttosto marginalmente sulla quota premiale dell'FFO. L'FFO riguarda tutto l'ateneo; tagli e premi sono stati distribuiti equamente fra tutti i dipartimenti. Sono stufo di perdere tempo (anche) con la valutazione, se non ci sono conseguenze. Meglio allora distribuire le risorse a pioggia: chi le sa usare meglio, sopravvivera`.
E non chiamatemi conservatore: io ho lottato e protestato insieme a studenti e ricercatori, fino a fare infuriare i miei colleghi di facolta` quando abbiamo bloccato l'inizio dei corsi; ma alla fine siamo rimasti in minoranza.
Maurizio Persico
caro Maurizio,
credo che la speranza di una onesta valutazione interna all'Università italiana si sia dimostrata cosa vana ,e lo rimarrà almeno per un altro paio di generazioni. Tutte le macchine valutative, almeno quelle che io ho visto fino ad oggi, sono costate molto sforzo a chi ne ha fatto parte con speranza e seriamente, ma non hanno prodotto alcun risultato che io abbia potuto vedere ! Tre esempi :
1.La facoltà di Scienza MFN della mia Università iniziò ormai 6-7 anni fa un complicato processo di valutazione interna basato su una moltitudine di parametri ( ragionevoli ed anche discutibili, come tutte queste valutazioni parametriche..).La commissione preposta mise circa tre anni a produrre un megaelenco degli oltre 500 membri della facoltà in cui a ciascuno veniva assegnato un parametro numerico finale. Circa il 10% non partecipò nemmeno ma i restanti 450 o quasi furono elencati a scendere da 1 a 450. Tale graduatoria rivelò differenze abbissali fra i vari membri e suscitò naturalmente grandi proteste .Risultato : il preside non la face neanche circolare in modo ufficiale e circolò soltanto come un samizdat interno.. e non ebbe nessuna conseguenza pratica per le assegnazioni di risorse o di fondi..tranne quelle negative per chi, meschino.., si trovò proiettato in cima alla lista e non poteva così nascondere più il suo merito !
2.La stessa facoltà decise di creare una commissione di saggi per valutare le proposte che ogni anno pervengono dai dipartimenti per le nomine di professori emeriti, in modo da assicurarsi che venissero scelte delle vere "illustrazioni scientifiche". Due anni fa, per la prima volta, la commissione valutò la diecina circa di proposte pervenute e ne scelse 3 ,motivandone la scelta su chiare questioni di merito. Risultato : la riunione di facoltà che doveva ratificare tale sforzo selettivo votò contro alle proposte perchè offesa che ci fossero stati degli esclusi, e così non ci fu nessuna nomina !
3.Cominciano ad uscire le commissioni di valutazione dell'ANVUR. A parte il capire a che servano visto che la valutazione dei parametri dovrebbe essere puramente automatica , salvo poi ad avere commissioni locali per scegliere fra coloro( già negli elenchi) che facciano domanda a improbabili posti locali messi a concorso, ma in quelle che ho visto i commissari nazionali sono spesso i soliti noti e certamente non persone di fama internazionale come pareva dovesse essere .Risultato : sarò il solito costoso e lento polverone senza conseguenze, tranne quelle di numerosi ricorsi e di numerose eccezioni per gli idonei!
In un quadro così desolante, pur essendoci naturalmente spazio per qualità personali nel caso che esistano, è difficile pensare a cambiamenti significativi : una manciata di cerini accesi non scalderanno mai molto una vasca da bagno a 20°. I politici sembrano saperlo e pare abbiano deciso di uccidere l'università italiana per..asfissia finanziaria ,anche se così si getta l'acqua con il bambino dentro...
un caro saluto,
Franco
cari Maurizio Persico e Franco Gianturco (e tutti i colleghi) capisco il vostro scoraggiamento e anche condivido molte delle vostre analisi, ma non credo sia giusto verso i colleghi piu giovani dire che non si puo` fare nulla. Non tocca a chi come me è in pensione fare le prossime battaglie, le mie le ho fatte e qualche risultato credo di averlo ottenuto. Il problema che i giovani si devono porre è di avere una analisi lucida della situazione per capire dove e come si può intervenire senza fughe in avanti o utopie e con un certo coraggio a rifiutare posizioni conformiste, siamo in un momento abbastanza magmatico ed è proprio in questi momenti che si possono fare scelte per il futuro.
(P.s. per Franco, poi come vedi alla fine la Facoltà è riuscita a deliberare sugli emeriti)
Claudio Procesi, Professore Emerito,
Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo
Membro dell'Accademia dei Lincei
Università di Roma La Sapienza, piazzale A. Moro 00185, Roma, Italia fax 0039-06-44701007 http://www.mat.uniroma1.it/~procesi/
In quanto "giovane", mi sento chiamato in causa.
Ammetto che la cosa che più mi confonde é non capire chi deve essere l'interlocutore delle nostre istanze, se ce n'é uno. E' chiaro che "together we stand, divided we fall", ma senza un interlocutore istituzionale (non parliamo dell'opinione pubblica, considerato lo stato in cui versa l'informazione e la stampa, é irraggiungibile) faccio fatica a immaginare un modo d'intervenire. Lungi dal voler essere pessimista o rassegnato, mi manca giusto la fantasia!
un saluto, Michele
Il giorno 27 gennaio 2013 22:05, claudio procesi procesi@mat.uniroma1.itha scritto:
cari Maurizio Persico e Franco Gianturco (e tutti i colleghi) capisco il vostro scoraggiamento e anche condivido molte delle vostre analisi, ma non credo sia giusto verso i colleghi piu giovani dire che non si puo` fare nulla. Non tocca a chi come me è in pensione fare le prossime battaglie, le mie le ho fatte e qualche risultato credo di averlo ottenuto. Il problema che i giovani si devono porre è di avere una analisi lucida della situazione per capire dove e come si può intervenire senza fughe in avanti o utopie e con un certo coraggio a rifiutare posizioni conformiste, siamo in un momento abbastanza magmatico ed è proprio in questi momenti che si possono fare scelte per il futuro.
(P.s. per Franco, poi come vedi alla fine la Facoltà è riuscita a deliberare sugli emeriti)
Claudio Procesi, Professore Emerito,
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io credo che gli interlocutori siano molteplici.
Da una parte se non c'e` una qualche forma di "mobilitazione" o dibattito nell'Università credo sia difficile raggiungere l'esterno, quindi prima di tutto i colleghi gli studenti le istituzioni accademiche tramite i luoghi in cui si elabora politica accademica. Il problema è che ci si mobilita solo quando ci sono leggi in vista, ma forse allora è troppo tardi. Bisognerebbe avere qualche obiettivo preciso condiviso su cui partire, al momento il minimo mi sembra sia far ripartire il sistema che `e sostanzialmente in stallo.
Poi evidentemente ci sta la stampa la TV e la politica. Certo non è chiaro come raggiugerla. Durante la discussione della legge Gelmini un qualche interesse da parte dei media c'era, ma appena conclusa si è spento.
On Jan 28, 2013, at 5:58 PM, Michele Bolognesi wrote:
In quanto "giovane", mi sento chiamato in causa.
Ammetto che la cosa che più mi confonde é non capire chi deve essere l'interlocutore delle nostre istanze, se ce n'é uno. E' chiaro che "together we stand, divided we fall", ma senza un interlocutore istituzionale (non parliamo dell'opinione pubblica, considerato lo stato in cui versa l'informazione e la stampa, é irraggiungibile) faccio fatica a immaginare un modo d'intervenire. Lungi dal voler essere pessimista o rassegnato, mi manca giusto la fantasia!
un saluto, Michele
Il giorno 27 gennaio 2013 22:05, claudio procesi procesi@mat.uniroma1.itha scritto:
cari Maurizio Persico e Franco Gianturco (e tutti i colleghi) capisco il vostro scoraggiamento e anche condivido molte delle vostre analisi, ma non credo sia giusto verso i colleghi piu giovani dire che non si puo` fare nulla. Non tocca a chi come me è in pensione fare le prossime battaglie, le mie le ho fatte e qualche risultato credo di averlo ottenuto. Il problema che i giovani si devono porre è di avere una analisi lucida della situazione per capire dove e come si può intervenire senza fughe in avanti o utopie e con un certo coraggio a rifiutare posizioni conformiste, siamo in un momento abbastanza magmatico ed è proprio in questi momenti che si possono fare scelte per il futuro.
(P.s. per Franco, poi come vedi alla fine la Facoltà è riuscita a deliberare sugli emeriti)
Claudio Procesi, Professore Emerito,
Dipartimento di Matematica, G. Castelnuovo
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