vorrei riportare una parte di un messaggio di Carlo Patrono che ritengo rilevante per la nostra discussione. Infatti credo che il problema della governance andrebbe affrontato subito e con efficacia.
- Capisco che non si poteva facilmente parlare
di organi di governo delle Università. E tuttavia se non si modifica la natura elettiva delle principali cariche accademiche difficilmente si potrà coniugare l'autonomia con il principio di responsabilità delle scelte. In fondo, quasi tutte le università italiane sono simili tra di loro nell'essere costituite da un mix di docenti della qualità più disparata, sia perchè le scelte concorsuali sono pesantemente influenzate da logiche esterne alle sedi ma anche perchè la natura elettiva di Presidi e Rettori rende poco praticabili scelte coraggiose di qualità e favorisce nettamente scelte clientelari che alimentano il consenso necessario alla (ri)elezione. Harvard è Harvard perchè c'è un Board of Trustees che opera delle scelte coerenti con il livello qualitativo che quella istituzione si è data. E forse non è sorprendente che non ci sia una singola università italiana, non dico nelle prime 10, ma neanche nelle prime 100. Sarebbe sorprendente il contrario, data l'assenza totale di governance degna di questo nome.
due commenti:
1) da quello che so Harvard ha anche un endowment di 100 miliardi di dollari e questo fa una bella differenza.
2) Credo che la questione governance sia cruciale. Nel mio caso vale una delle "leggi di Murphy" la cosidetta "Peter's law": ciascuno sale nella societa` fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza (di facile dimostrazione).
Sul governo della Universita` avverto tutta l'urgenza del problema ma purtroppo mi dichiaro incompetente.
Quindi invito urgentemente tutti i colleghi che hanno riflettuto piu` di me sul problema o che hanno esperienze dirette di "battere un colpo" . Questo dovrebbe essere il nostro prossimo compito ma non dovrei essere io a coordinarlo.
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