Caro Procesi, anche se inevitabilmente dispersiva ho trovato molto interessante l'ampia discussione nazionale che tu hai suscitato. Ne emerge un bello spaccato del mondo universitario. Grazie per tutto l'impegno che hai profuso nele ultime settimane.
Quasi tutto e' gia' stato detto, tuttavia vorrei aggiungere qualche osservazione, scusandomi di eventuali ripetizioni.
1. PRECARI. Come conseguenza di una politica miope di reclutamento di dottorandi e assegnisti (sganciata da ogni previsione di futuri concorsi), nonché della provincializzazione seguita alla riforma Berlinguer, si e' venuta creando una folta schiera di "clerici vagantes". Anziche' restare alle strette dipendenze dei loro "maestri" nella speranza di una prossima sistemazione, costoro hanno, per scelta o per necessita', portato avanti le loro ricerche in altre sedi, spesso all'estero. Difficile fare un censimento, ma credo siano varie centinaia di giovani fra i 30 e i 40 anni. Si tratta di ricercatori sicuramente più autonomi e motivati, e spesso anche piu' bravi, dei loro coetanei gia' "strutturati" e non di rado dei loro stessi maestri. Probabilmente molti di loro meriterebbero un posto di ricercatore o di professore. Noi abbiamo il dovere di cercare di dare sollecitamente a questo problema una soluzione equa.
2. COOPTAZIONE. Questo era di fatto il metodo di reclutamento universitario, dal tempo dei tempi fino ai concorsi del 1971, ed ha funzionato abbastanza bene, pur con molto nepotismo e qualche clamorosa ingiustizia, finche' i piccoli numeri degli universitari lo hanno consentito. Con i numeri attuali e in questa fase transitoria mi sembra un sistema rischioso. Penso anche ai "precari" di cui sopra, per i quali la cooptazione risulterebbe non poco problematica.
3. IDONEI. Quello delle liste nazionali di idonei, in numero non molto a superiore ai posti a concorso, mi sembra un sistema ragionevole. Fra l'altro dovrebbe essere piu' facile da attuare in quanto gia' inserito in una legge: la 230 del 2005. Il punto cruciale e' pero' la formazione delle commissioni nazionali. Ci vogliono delle commissioni ad ampio spettro, di durata biennale, formate da docenti indiscutibilmente attivi nella ricerca. Ora, senza scomodare ne' il Cun ne' la Cruei, i docenti delle varie aree - non ripartiti in raggruppamenti concorsuali - dovrebbero sforzarsi di individuare la fascia dei docenti piu' attivi, diciamo per un 30-40 % del totale, fra cui scegliere in qualche modo i commissari. In ogni caso i lavori di queste comissioni nazionali dovebbero essere il piu' possibile trasparenti.
4. RICERCATORI. E' un punto molto delicato, di cui si e' parlato poco. In un sistema ideale si potrebbe anche eliminare la figura del ricercatore a tempo indeterminato, lasciando solo i due livelli di professore (ma quando qualche anno fa la Moratti l'ha proposto c'e' stata una sollevazione popolare). Peraltro questa scelta richiede che l'accesso al primo livello avvenga verso i 30 anni di eta', il che si scontra col problema dei "precari under 40". Come fare? 5. CERAMI e ODIFREDDI. E' un tema poco appassionante (come dice Emmer). E' umanamente comprensibile la delusione di chi ripone una fiducia un po' manichea in una certa parte politica, ma io non posso dimenticare che le peggiori riforme degli ultimi vent'anni - il 3+2 e i concorsi locali con idoneita' - le ha emanate Luigi Berlinguer. Di fronte a scelte sbagliate di questa portata, la superficialita' di qualche articolo di giornale di destra o di sinistra, o la demagogia di qualche trasmissione televisiva sono trascurabili.
Cordiali saluti ed auguri.
Sergio Spagnolo Dipartimento di Matematica "Leonida Tonelli" Universita' di Pisa
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