Cari colleghi, qualche mail fa, Procesi aveva posto un interrogativo sul valore legale del titolo di studio. Nessuno ha risposto, nonostante ciò mi sembri, in materia di concorsi, il nodo centrale. Sono ormai convinta che qualsiasi meccanismo concorsuale, nel sistema universitario italiano, non ci ponga al riparo dai rischi di abusi e storture. Sono al tempo stesso convinta che l'accesso alla comunità scientifica non possa che avvenire per cooptazione: è, se fatta con rigore, una garanzia della qualità e non il contrario. Le due premesse portano quasi naturalmente alla necessità di abolire i concorsi ed è per questo che condivido in pieno l'originaria proposta di Procesi (chiamata diretta dei Dpt ecc.). Per fare ciò, come altri dicono, c'è sicuramente bisogno di rigore scientifico e morale, ma, se conserviamo il valore legale del titolo di studio, con difficoltà riusciremo a imporre tale rigore sempre e comunque. Se il titolo conseguito presso la sede X, di grande e fondato prestigio, è uguale a qualunque altro, indipendentemente dal modo e dal luogo in cui è stato conseguito, nessuno porrà mai attenzione a innalzare la qualità della propria sede universitaria badando a reclutare ricercatori di qualità. Va da sé, d'altro canto, che senza l'abolizione del valore legale del titolo di studio è impossibile abolire il meccanismo dei concorsi. Non parlo a cuor leggero dell'abolizione del valore legale del titolo di studio, perché è bene sapere che una tale misura creerebbe seri problemi a molte università. Mi chiedo d'altro canto se non sarebbe anche salutare che tante università, nate (a partire non da ora, sia chiaro, ma già dalla fine degli anni Settanta) per ragioni "elettorali" (a essere buoni) più che per serie motivazioni scientifiche, non fossero drasticamente ridimensionate. La linea, per favorire i giovani fuori sede, avrebbe dovuto essere già allora un'altra, ma qui tocco già un altro argomento e ho promesso di non essere troppo prolissa. Non so se qualcuno di voi ha visto i documenti messi a disposizione dell'Interconferenza dei presidi che includono, tra gli altri, un raffronto con i sistemi di reclutamento di tutti gli altri paesi europei. Vorrei metterli a disposizione del Forum, ma voglio evitare di intasare le vostre caselle. Come posso fare? Per chiudere aggiungo che sono una collega di area umanistica ed effettivamente un altro argomento da affrontare dovrebbe essere quello della diversa valutazione della ricerca svolta nella nostra area rispetto a quella scientifica. Soprattutto ritengo che per non incorrere, come è accaduto e ancora accade, in criteri costruiti schematicamente e rigidamente pensando ai settori scientifici, dovremmo essere reciprocamente informati sulle esigenze e le specificità di ciascuno. Grazie a tutti Rita Librandi
2008/12/6 Rita Librandi rlibrandi@unior.it:
[...]
Non so se qualcuno di voi ha visto i documenti messi a disposizione dell'Interconferenza dei presidi che includono, tra gli altri, un raffronto con i sistemi di reclutamento di tutti gli altri paesi europei. Vorrei metterli a disposizione del Forum, ma voglio evitare di intasare le vostre caselle. Come posso fare?
Rispondo anche al forum perche' puo' interessare.
Se si tratta di documenti che si possono diffondere, consiglio di fare upload su http://www.scribd.com/ (occorre registrarsi grautitamente, una volta caricato il documento rimane wu web credo a tempo indeterminato). Poi si possono spedire al forum i relativi URL per arrivare ai documenti. Ancora piu' semplice e' fare upload su http://www.rapidshare.com/, non richiede registrazione, pero' se ricordo bene i file rimangono disponibili per un tempo limitato, oppure se vengono letti abbastanza spesso.
Cordialmente, -- Alberto Lusiani ricercatore di FIsica SNS
Cari tutti, Claudio Procesi ha aggiunto un link in fondo alla pagina http://universitintrasformazione.blogspot.com/ del suo blog. Cosa è? E' un feed atom. Procesi mi ha chiesto di spiegare un po' come funziona.
Esso consente di fruire di un accesso ad una pagina web attraverso i suoi titoli. Chi di voi usa igoogle, magari ha le notizie del corriere o di repubblica nella sua pagina personale: quello è un feed.
Se volete usare questo sintetizzatore di news avete due opportunità: la prima è cliccare sul link nel blog di Procesi e seguire le istruzioni. Essenzialmente il feed diverrà una voce nei vostri segnalibro e cliccandoci sopra vedrete i titoli dei post più recenti. La seconda possibilità è solo per chi ha un account di google. Nella homepage igoogle selezionate "aggiungi elementi". Si aprirà una nuova pagina in cui troverete in basso a sinistra il link "aggiungi feed o gadget". Cliccate e copiate
http://universitintrasformazione.blogspot.com/feeds/posts/default
nell'apposita casella. Approvate. Avrete i titoli aggiornati del blog in un riquadrino della vostra home page.
A presto
Francesco Vaccarino
Francesco Vaccarino Dipartimento di Matematica Politecnico di Torino Corso Duca degli Abruzzi, 24 10129 Torino - Italy off. +39 - 011.564.75.21 fax. +39 - 011.564.75.99 francesco.vaccarino@polito.it
Cari colleghi,
Molti se ne saranno accorti già, il bando Prin 2008 apparso il 5 dicembre sul sito del Miur è poi stranamente svanito nel pomeriggio è. Se andate su Google e cercate Prin 2008 tra i varie risultati compare il seguente:
"MIUR - Ricerca Scientifica e Tecnologica Decreto Ministeriale 4 dicembre 2008 prot. n. 1407/Ric/2008. Bando PRIN 2008 .... c) la quota richiesta al Ministero nell'ambito del programma PRIN 2008. ... www.miur.it/0006Menu_C/0012Docume/0015Atti_M/7427Bando__cf3.htm - 30k - Copia cache - Pagine simili
Cliccando però si apre una pagina che avverte: "The page cannot be found"! Che fine ha fatto il bando? Perché è stato rimosso? Il Ministero aveva inserito una versione ³primtiva² del bando o sono arrivati ordini dall¹alto per cancellare o inserire qualcosa che non piaceva???? Misteri del Miur!
Bisognerebbe comunque pretendere uan spiegazione.
Saluti,
Patrizio Dimitri
Ciao Dimtri, l'altro giorno avevo mandato un post in cui dicevo "largo ai giovani" in modo ovviamente ironico perché era sparita dal bando la quota prevista per gli under 40; da un collega , in via informale, mi è stato detto che la rimozione è dovuta la fato che dovrebbero fare delle correzioni ed una di queste dovrebbe essere appunto il ripristino della quota under 40; ciao David
************************* David Caramelli Department of Evolutionary Biology Laboratory of Anthropology University of Florence Via del Proconsolo 12 50122 Florence- Italy tel +390552743021 fax+390552743038 *************************
-----Messaggio originale----- Da: universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it [mailto:universitas_in_trasformazione-bounces@mail.dm.unipi.it] Per conto di P. Dimitri Inviato: domenica 7 dicembre 2008 9.49 A: Universit à e Ricerca Forum Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] R: Feed Atom
Cari colleghi,
Molti se ne saranno accorti già, il bando Prin 2008 apparso il 5 dicembre sul sito del Miur è poi stranamente svanito nel pomeriggio è. Se andate su Google e cercate Prin 2008 tra i varie risultati compare il seguente:
"MIUR - Ricerca Scientifica e Tecnologica Decreto Ministeriale 4 dicembre 2008 prot. n. 1407/Ric/2008. Bando PRIN 2008 .... c) la quota richiesta al Ministero nell'ambito del programma PRIN 2008. ... www.miur.it/0006Menu_C/0012Docume/0015Atti_M/7427Bando__cf3.htm - 30k - Copia cache - Pagine simili
Cliccando però si apre una pagina che avverte: "The page cannot be found"! Che fine ha fatto il bando? Perché è stato rimosso? Il Ministero aveva inserito una versione ³primtiva² del bando o sono arrivati ordini dall¹alto per cancellare o inserire qualcosa che non piaceva???? Misteri del Miur!
Bisognerebbe comunque pretendere uan spiegazione.
Saluti,
Patrizio Dimitri
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La mia ipotesi e' che abbiano ritirato il provvedimento dopo le critiche sui 120 milioni dati alle scuole private a fronte dei 93 dati alla ricerca... Troppo ottimista?
Prof. Donatella Barra Dipartimento di Scienze Biochimiche "A. Rossi Fanelli" Università La Sapienza Piazzale Aldo Moro, 5 00185 Roma, Italy http://w3.uniroma1.it/bio_chem/sito_biochimica/index.html
Phone: +39 06 49910696 Fax: +39 06 4440062 E-mail: donatella.barra@uniroma1.it
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Phone: 06 3377 5457/5222 Fax: 06 3377 5405
Ma la costituzipne non dice: piena libertà alle scuole private purchè SENZA ONERI PER LO STATO? Ma allora a che serve la costituzione? Margherita Hack ----- Original Message ----- From: "Donatella Barra" donatella.barra@uniroma1.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Sunday, December 07, 2008 3:31 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] PRIN 2008
La mia ipotesi e' che abbiano ritirato il provvedimento dopo le critiche sui 120 milioni dati alle scuole private a fronte dei 93 dati alla ricerca... Troppo ottimista?
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Ma allora a che serve la costituzione?
Bella domanda!
Patrizio Dimitri
PS Temo che Donatella sia troppo ottimista, ma chissà...magari una piccola quota di fondi dormienti.....
Ma la costituzipne non dice: piena libertà alle scuole private purchè SENZA ONERI PER LO STATO? Ma allora a che serve la costituzione? Margherita Hack ----- Original Message ----- From: "Donatella Barra" donatella.barra@uniroma1.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Sunday, December 07, 2008 3:31 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] PRIN 2008
La mia ipotesi e' che abbiano ritirato il provvedimento dopo le critiche sui 120 milioni dati alle scuole private a fronte dei 93 dati alla ricerca... Troppo ottimista?
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Il Bando PRIN doveva passare ancora al vaglio della Corte dei Conti, questo per certo.
Martino Bolognesi
----- Messaggio Originale ----- Da: "P. Dimitri" liviapat@inwind.it Data: Lunedi', Dicembre 8, 2008 9:40 pm Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] R: PRIN 2008 A: Università e Ricerca Forum universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Ma allora a che serve la costituzione?
Bella domanda!
Patrizio Dimitri
PS Temo che Donatella sia troppo ottimista, ma chissà...magari una piccolaquota di fondi dormienti.....
Ma la costituzipne non dice: piena libertà alle scuole private
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ONERI PER LO STATO? Ma allora a che serve la costituzione? Margherita Hack ----- Original Message ----- From: "Donatella Barra" donatella.barra@uniroma1.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Sunday, December 07, 2008 3:31 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] PRIN 2008
La mia ipotesi e' che abbiano ritirato il provvedimento dopo le critiche sui 120 milioni dati alle scuole private a fronte dei 93 dati alla ricerca... Troppo ottimista?
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*********** Prof. Martino Bolognesi Dept. of Biomolecular Sciences & Biotechnology University of Milano Via Celoria, 26 20131 Milano – Italy tel. +39 02 5031 4893 fax +39 02 5031 4895 http://users.unimi.it/biolstru/Home.html ***********
E come mai l'hanno pubblicato sul sito del Ministero?
Patrizio Dimitri
Il Bando PRIN doveva passare ancora al vaglio della Corte dei Conti, questo per certo.
Martino Bolognesi
----- Messaggio Originale ----- Da: "P. Dimitri" liviapat@inwind.it Data: Lunedi', Dicembre 8, 2008 9:40 pm Oggetto: [Universitas_in_trasformazione] R: PRIN 2008 A: Università e Ricerca Forum universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Ma allora a che serve la costituzione?
Bella domanda!
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Ma la costituzipne non dice: piena libertà alle scuole private
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ONERI PER LO STATO? Ma allora a che serve la costituzione? Margherita Hack ----- Original Message ----- From: "Donatella Barra" donatella.barra@uniroma1.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Sunday, December 07, 2008 3:31 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] PRIN 2008
La mia ipotesi e' che abbiano ritirato il provvedimento dopo le critiche sui 120 milioni dati alle scuole private a fronte dei 93 dati alla ricerca... Troppo ottimista?
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Cara Margherita,
io sono sempre stato uno degli ammiratori della nostra bella costituzione. Ttuttavia essa dice
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Mi pare (con mio grande dispiacere) che si possa sostenere che non hanno il diritto di istituire scuole con oneri dello stato, ovvero che il diritto di istituire scuole non implichi un diritto ad essere finanziati. E' piu' difficile dire che vieti allo stato di finanziare la scuola (anche per il contesto in cui e' messo il comma).
Ciao
Giorgio PS accludo un mio testo dello scorso anno sulla costituzione e la ricerca
Non sono un costituzionalista, ma un professore universitario di fisica: per scrivere questo contributo, ho dovuto rileggermi la nostra bella Costituzione.
Non avevo presente l'articolo 9, che dichiara, in apertura,"La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica." In particolare non avevo notato la sua collocazione tra i principi fondamentali, ovvero nel primo blocco di 13 articoli. Questi principi fondamentali, che sono probabilmente la parte più innovativa e moderna della nostra costituzione, sono ahimé anche quelli meno attuati nella nostra legislazione.
La ricerca scientifica è vista qui come un bene primario, da perseguire per il suo interesse culturale, e non per le sue ricadute economiche; anzi, tra i principi fondamentali non è detto che la Repubblica ha il compito di promuovere lo sviluppo economico. È notevole poi che la cultura e la ricerca scientifica sono messe sullo stesso piano. Ovviamente la scienza è anche un'impresa pratica che ha lo scopo di aumentare la conoscenza e il controllo dell'uomo sulla natura, ma le ricerche non possono guidate solo dalle applicazioni pratiche che si possono prevedere a breve termine: questo sarebbe anche un atteggiamento completamente miope: in fondo chi avrebbe potuto prevedere che gli studi, fatti negli anni '40 per spiegare come la corrente passa nei materiali semiconduttori (materiali che non sono isolanti, ma che conducono male la corrente), avrebbero portato, tramite l'invenzione del transistor, alla rivoluzione informatica dei nostri giorni: computer, cellulari, robot industriali?
Sfortunatamente la politica italiana spesso non ha recepito quest'obbligo della Repubblica di promuovere la ricerca. Per esempio poco dopo la stesura della Costituzione Alcide De Gasperi venne invitato a partecipare ad una riunione della Società Italiana per il progresso delle Scienze. Ai convenuti, preoccupati delle sorti della ricerca scientifica nel nostro Paese, De Gasperi faceva notare che le spese per i laboratori e le biblioteche erano un lusso che un Paese segnato dalla guerra appena finita non poteva permettersi. Anche ai nostri giorni la ricerca è frequentemente valutata più in base alle ricadute più o meno immediate che al suo significato culturale: spesso, quando viene presentata alla stampa una nuova ricerca, la prima domanda dei giornalisti è "ma quali saranno le applicazioni pratiche?".
Il tema della ricerca è ripreso nell'articolo 33, che nella sezione dei rapporti etico-sociali afferma: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. (…) Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato". Qui la scienza è accostata all'arte e ne viene proclamata la libertà e autonomia, sempre nei limiti stabiliti.
Ma l'arte, e in particolare la scienza, sono costose; le ricerche richiedono investimenti massicci, gli accordi di Lisbona prevedono per l'Europa una spesa di un tre per cento del PIL (l'Italia è praticamente stazionaria intorno all'un per cento). Rimane poi il problema di come conciliare l'intervento statale con la libertà della scienza. Non ci sono mai le risorse per finanziare tutte le ricerche possibili, e bisogna che lo Stato faccia delle scelte, non solo fra macro aree, ma anche fra progetti nello stesso campo. Le assegnazioni dei finanziamenti alle varie ricerche non devono essere arbitrarie, o come spesso capita, determinate da criteri clientelari.
Il metodo che si usa nei paesi civili è quello della "peer review", ovvero una valutazione scientifica fatta in maniera anonima da altri scienziati competenti, che non abbiano interessi diretti nella ricerca e che non siano "amici" dei proponenti. Questa metodologia è l'unica compatibile con la nostra Costituzione; inoltre permette di evitare che la ricerca sia dominata da gruppi di potere autoreferenziali e che il denaro pubblico sia sprecato in studi di scarso interesse. In Italia in alcuni casi sono utilizzate le procedure di "peer review", ma sfortunatamente molto spesso i fondi sono assegnati con procedure non trasparenti. Per rispettare il dettato costituzionale è assolutamente necessario che tutti i fondi assegnati dallo Stato, Regioni, Province, Comuni, Enti di Ricerca, adottino procedure basate sul sistema della "peer review". Questa soluzione avrebbe anche il vantaggio di sottrarre alla politica decisioni che non le spettano e di ridurne l'invadenza.
Uno di questi necessari passi indietro della politica è stato fatto recentemente dal Ministro Mussi, che ha deciso di non designare direttamente i presidenti degli enti pubblici dipendenti dal Ministero della Ricerca, ma affidare ad un comitato di selezione pubblico (composto da esperti altamente qualificati) la scelta di una rosa di tre nomi tra i quali il Ministro sceglie. Si tratta di una procedura trasparente che tiene ben distinta la parte di valutazione scientifica da quella di indirizzo che spetta al Governo. Sfortunatamente i presidenti degli altri enti pubblici di ricerca, per esempio quelli dipendenti dal Ministero della Sanità, sono ancora designati direttamente dal Ministro, in maniera spesso del tutto arbitraria. Il metodo dei comitati di selezione dovrebbe essere esteso per legge non solo a tutto il mondo della ricerca, ma anche a tutte le nomine fatte dai poteri pubblici, per esempio quelle dei presidenti delle ASL: in questo modo si garantirebbe la professionalità di molte figure che contano molto per la nostra vita quotidiana e si diminuirebbe l'attuale occupazione partitica dello Stato e di tutte le sue istituzioni, occupazione che era stata tanto criticata da Berlinguer.
Per finire vorrei ricordare l'articolo 4: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.". Lo Stato ha quindi il dovere di permettere ai cittadini dotati di talento per la ricerca di svolgere quest'attività in base alle loro capacità. Invece le assunzioni nelle università e negli enti pubblici sono state fatte troppo spesso in base a scelte clientelari o nepotistiche; a volte sono state anche decretate immissioni "ope legis" senza concorso, che hanno provocato inserimenti massicci nel mondo universitario di persone non sufficientemente qualificate, saturando i posti per decenni e impedendo di fatto anche ai più dotati giovani delle leve successive di svolgere quel lavoro di ricerca a cui erano portati e a cui avevano diritto.
Io sono fermamente convinto che la reale democrazia di un sistema politico si misura in base alle opportunità che esso è in grado di offrire ai suoi cittadini, e alla possibilità che a ciascuno sia consentito di confrontarsi con tali opportunità. Nelle carriere accademiche e di ricerca invece ci sono state generazioni fortemente svantaggiate a causa di assunzioni indiscriminate di generazioni privilegiate. Giovani talenti nati in certi anni si sono allora vista sbarrata la possibilità d'accesso alla ricerca e alla carriera universitaria, benché fossero capacissimi di dare importanti contributi innovativi. Questo modo di agire lede in modo insanabile il principio di eguaglianza e il diritto che tutti i giovani devono avere, a prescindere dalla loro fortuita data di nascita, di realizzare le loro scelte, se queste sono commensurabili alle loro capacità. Quindi assumere i nuovi ricercatori in base al merito, mediante giusti concorsi, utilizzando con la massima urgenza le risorse a disposizione e trovandone di nuove, è certamente una necessità vitale per garantire il futuro del nostro paese in un mondo che deve affrontare gravi emergenze planetarie, ma è anche un obbligo costituzionale, se vogliamo che la nostra Legge fondamentale non rimanga lettera morta.
On 12/8/08, Margherita Hack margherita.hack@libero.it wrote:
Ma la costituzipne non dice: piena libertà alle scuole private purchè SENZA ONERI PER LO STATO? Ma allora a che serve la costituzione? Margherita Hack
----- Original Message ----- From: "Donatella Barra" donatella.barra@uniroma1.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Sent: Sunday, December 07, 2008 3:31 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] PRIN 2008
La mia ipotesi e' che abbiano ritirato il provvedimento dopo le critiche sui 120 milioni dati alle scuole private a fronte dei 93 dati alla ricerca... Troppo ottimista?
Prof. Donatella Barra Dipartimento di Scienze Biochimiche "A. Rossi Fanelli" Università La Sapienza Piazzale Aldo Moro, 5 00185 Roma, Italy http://w3.uniroma1.it/bio_chem/sito_biochimica/index.html
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Caro Giorgio, io quando leggo senza oneri per lo stato" intendo che non devono MAI ricevere soldi dallo stato . Ma forse ci sono sempre delle finezze giuridiche che permettono di violare se non la lettera, lo spirito della costituzione Ciao Margherita ----- Original Message ----- From: "Giorgio Parisi" giorgio.parisi@roma1.infn.it To: "Forum Università e Ricerca" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Tuesday, December 09, 2008 5:37 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] PRIN 2008
Cara Margherita,
io sono sempre stato uno degli ammiratori della nostra bella costituzione. Ttuttavia essa dice
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Mi pare (con mio grande dispiacere) che si possa sostenere che non hanno il diritto di istituire scuole con oneri dello stato, ovvero che il diritto di istituire scuole non implichi un diritto ad essere finanziati. E' piu' difficile dire che vieti allo stato di finanziare la scuola (anche per il contesto in cui e' messo il comma).
Ciao
Giorgio PS accludo un mio testo dello scorso anno sulla costituzione e la ricerca
Non sono un costituzionalista, ma un professore universitario di fisica: per scrivere questo contributo, ho dovuto rileggermi la nostra bella Costituzione.
Non avevo presente l'articolo 9, che dichiara, in apertura,"La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica." In particolare non avevo notato la sua collocazione tra i principi fondamentali, ovvero nel primo blocco di 13 articoli. Questi principi fondamentali, che sono probabilmente la parte più innovativa e moderna della nostra costituzione, sono ahimé anche quelli meno attuati nella nostra legislazione.
La ricerca scientifica è vista qui come un bene primario, da perseguire per il suo interesse culturale, e non per le sue ricadute economiche; anzi, tra i principi fondamentali non è detto che la Repubblica ha il compito di promuovere lo sviluppo economico. È notevole poi che la cultura e la ricerca scientifica sono messe sullo stesso piano. Ovviamente la scienza è anche un'impresa pratica che ha lo scopo di aumentare la conoscenza e il controllo dell'uomo sulla natura, ma le ricerche non possono guidate solo dalle applicazioni pratiche che si possono prevedere a breve termine: questo sarebbe anche un atteggiamento completamente miope: in fondo chi avrebbe potuto prevedere che gli studi, fatti negli anni '40 per spiegare come la corrente passa nei materiali semiconduttori (materiali che non sono isolanti, ma che conducono male la corrente), avrebbero portato, tramite l'invenzione del transistor, alla rivoluzione informatica dei nostri giorni: computer, cellulari, robot industriali?
Sfortunatamente la politica italiana spesso non ha recepito quest'obbligo della Repubblica di promuovere la ricerca. Per esempio poco dopo la stesura della Costituzione Alcide De Gasperi venne invitato a partecipare ad una riunione della Società Italiana per il progresso delle Scienze. Ai convenuti, preoccupati delle sorti della ricerca scientifica nel nostro Paese, De Gasperi faceva notare che le spese per i laboratori e le biblioteche erano un lusso che un Paese segnato dalla guerra appena finita non poteva permettersi. Anche ai nostri giorni la ricerca è frequentemente valutata più in base alle ricadute più o meno immediate che al suo significato culturale: spesso, quando viene presentata alla stampa una nuova ricerca, la prima domanda dei giornalisti è "ma quali saranno le applicazioni pratiche?".
Il tema della ricerca è ripreso nell'articolo 33, che nella sezione dei rapporti etico-sociali afferma: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. (…) Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato". Qui la scienza è accostata all'arte e ne viene proclamata la libertà e autonomia, sempre nei limiti stabiliti.
Ma l'arte, e in particolare la scienza, sono costose; le ricerche richiedono investimenti massicci, gli accordi di Lisbona prevedono per l'Europa una spesa di un tre per cento del PIL (l'Italia è praticamente stazionaria intorno all'un per cento). Rimane poi il problema di come conciliare l'intervento statale con la libertà della scienza. Non ci sono mai le risorse per finanziare tutte le ricerche possibili, e bisogna che lo Stato faccia delle scelte, non solo fra macro aree, ma anche fra progetti nello stesso campo. Le assegnazioni dei finanziamenti alle varie ricerche non devono essere arbitrarie, o come spesso capita, determinate da criteri clientelari.
Il metodo che si usa nei paesi civili è quello della "peer review", ovvero una valutazione scientifica fatta in maniera anonima da altri scienziati competenti, che non abbiano interessi diretti nella ricerca e che non siano "amici" dei proponenti. Questa metodologia è l'unica compatibile con la nostra Costituzione; inoltre permette di evitare che la ricerca sia dominata da gruppi di potere autoreferenziali e che il denaro pubblico sia sprecato in studi di scarso interesse. In Italia in alcuni casi sono utilizzate le procedure di "peer review", ma sfortunatamente molto spesso i fondi sono assegnati con procedure non trasparenti. Per rispettare il dettato costituzionale è assolutamente necessario che tutti i fondi assegnati dallo Stato, Regioni, Province, Comuni, Enti di Ricerca, adottino procedure basate sul sistema della "peer review". Questa soluzione avrebbe anche il vantaggio di sottrarre alla politica decisioni che non le spettano e di ridurne l'invadenza.
Uno di questi necessari passi indietro della politica è stato fatto recentemente dal Ministro Mussi, che ha deciso di non designare direttamente i presidenti degli enti pubblici dipendenti dal Ministero della Ricerca, ma affidare ad un comitato di selezione pubblico (composto da esperti altamente qualificati) la scelta di una rosa di tre nomi tra i quali il Ministro sceglie. Si tratta di una procedura trasparente che tiene ben distinta la parte di valutazione scientifica da quella di indirizzo che spetta al Governo. Sfortunatamente i presidenti degli altri enti pubblici di ricerca, per esempio quelli dipendenti dal Ministero della Sanità, sono ancora designati direttamente dal Ministro, in maniera spesso del tutto arbitraria. Il metodo dei comitati di selezione dovrebbe essere esteso per legge non solo a tutto il mondo della ricerca, ma anche a tutte le nomine fatte dai poteri pubblici, per esempio quelle dei presidenti delle ASL: in questo modo si garantirebbe la professionalità di molte figure che contano molto per la nostra vita quotidiana e si diminuirebbe l'attuale occupazione partitica dello Stato e di tutte le sue istituzioni, occupazione che era stata tanto criticata da Berlinguer.
Per finire vorrei ricordare l'articolo 4: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.". Lo Stato ha quindi il dovere di permettere ai cittadini dotati di talento per la ricerca di svolgere quest'attività in base alle loro capacità. Invece le assunzioni nelle università e negli enti pubblici sono state fatte troppo spesso in base a scelte clientelari o nepotistiche; a volte sono state anche decretate immissioni "ope legis" senza concorso, che hanno provocato inserimenti massicci nel mondo universitario di persone non sufficientemente qualificate, saturando i posti per decenni e impedendo di fatto anche ai più dotati giovani delle leve successive di svolgere quel lavoro di ricerca a cui erano portati e a cui avevano diritto.
Io sono fermamente convinto che la reale democrazia di un sistema politico si misura in base alle opportunità che esso è in grado di offrire ai suoi cittadini, e alla possibilità che a ciascuno sia consentito di confrontarsi con tali opportunità. Nelle carriere accademiche e di ricerca invece ci sono state generazioni fortemente svantaggiate a causa di assunzioni indiscriminate di generazioni privilegiate. Giovani talenti nati in certi anni si sono allora vista sbarrata la possibilità d'accesso alla ricerca e alla carriera universitaria, benché fossero capacissimi di dare importanti contributi innovativi. Questo modo di agire lede in modo insanabile il principio di eguaglianza e il diritto che tutti i giovani devono avere, a prescindere dalla loro fortuita data di nascita, di realizzare le loro scelte, se queste sono commensurabili alle loro capacità. Quindi assumere i nuovi ricercatori in base al merito, mediante giusti concorsi, utilizzando con la massima urgenza le risorse a disposizione e trovandone di nuove, è certamente una necessità vitale per garantire il futuro del nostro paese in un mondo che deve affrontare gravi emergenze planetarie, ma è anche un obbligo costituzionale, se vogliamo che la nostra Legge fondamentale non rimanga lettera morta.
On 12/8/08, Margherita Hack margherita.hack@libero.it wrote:
Ma la costituzipne non dice: piena libertà alle scuole private purchè SENZA ONERI PER LO STATO? Ma allora a che serve la costituzione? Margherita Hack
----- Original Message ----- From: "Donatella Barra" donatella.barra@uniroma1.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
Sent: Sunday, December 07, 2008 3:31 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] PRIN 2008
La mia ipotesi e' che abbiano ritirato il provvedimento dopo le critiche sui 120 milioni dati alle scuole private a fronte dei 93 dati alla ricerca... Troppo ottimista?
Prof. Donatella Barra Dipartimento di Scienze Biochimiche "A. Rossi Fanelli" Università La Sapienza Piazzale Aldo Moro, 5 00185 Roma, Italy http://w3.uniroma1.it/bio_chem/sito_biochimica/index.html
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