Cari Colleghi,
Come mi capita spesso condivido pienamente il pensiero del collega Pimpinelli.
Condivido, in particolare il suo punto di vista sulle differenze tra le facoltà professionali e scientifiche. Specialmente oggi che si parla tanto di valutazione e produttività delle Università è bene che si crei una reale consapevolezza su questo problema. Ciò non significa "criminalizzare" una parte di colleghi ma credo che si debba prendere atto di un dato di fatto.
E' però altresì noto che (e credo che sia esperienza comune e comune sentire nell'opinione pubblica) vi è un numero non trascurabile di colleghi che "usa" la struttura universitaria ai soli fini professionali e/o politici ed il titolo accademico è funzionale alla parcella o al prestigio sociale. Anzi alcuni di questi colleghi quando conquistano un seggio parlamentare o un posto da Ministro si erigono a critici e riformatori dell'Università.
E' tempo, a mio avviso, che le facoltà scientifiche si diano una svegliata nel far pesare il proprio ruolo specialmente nel discorso della valutazione. Le recenti proteste contro le iniziative del Governo hanno visto a mio avviso una risposta molto debole da parte delle facoltà di Scienze che è fuor di dubbio che siano quelle più colpite da tagli indiscriminati mentre sono quelle che sollevano il ranking. (A tale proposito concordo con i colleghi che hanno avanzato l'ipotesi dell'abolizione delle facoltà. Ciò che vedo da anni nella mia facoltà è solo pura burocrazia.)
Vivo in un Dipartimento in cui ciascuno di noi viene valutato per la produzione scientifica, impegno didattico, etc. con punteggi a due cifre decimali. Ho condiviso e condivido questa scelta, ma mi chiedo se è giusto che noi ci dobbiamo sottoporre ad una valutazione così rigorosa quando colleghi di altre facoltà che pubblicano su riviste fatte in casa, che non sanno nemmeno che cos'è un fattore d'impatto, che non debbono mandare avanti laboratori di ricerca con risorse sempre più scarse e tra mille difficoltà pratiche per l'assenza totale di strutture di supporto, che non hanno alcuna necessità o interesse a confrontarsi con la ricerca internazionale, ecc. Inoltre, ironia della sorte, non è raro che essi fanno parte degli organi di governo dell'Ateneo.
Per queste e tante altre buone ragioni è tempo che la proposta sollevata da Pimpinelli sia portata nella discussione di una "Universitas in trasformazione" se non altro per provocare e stimolare comportamenti tali da far regredire un costume diffuso che non poco contribuisce ad una scarsa considerazione dell'Accademia da parte dell'opinione pubblica.
D. Gozzi ______________________________
Daniele Gozzi Professor of Physical Chemistry
Dipartimento di Chimica SAPIENZA Università di Roma
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