Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove vuole andare. Seneca
Intervengo modestamente nella discussione sul documento programmatico provvisorio Universita Futura. Scrivo qui e non sul forum perchè non ci riesco.
Torniamo a noi. Vorrei sollevare una questione di ordine nei lavori. Il documento programmatico provvisorio Universita Futura contiene alcune proposte, che mi vedono in gran parte favorevole, relative a valutazione, competizione e cooptazione. Vi sono inoltre alcune proposte relative alla governance.
Ora, sarà che insegno a ingegneria gestionale, sarà che ho fatto il manager in una nota casa automobilistica del nord-ovest, ma,come si dice in aziendalese, prima viene la "mission" e poi la "vision".
Secondo me, la prima domanda cui dobbiamo rispondere è la seguente: "Quali sono i compiti, i doveri e il ruolo dell'Università nell'Italia odierna ?" Questo è ciò che appunto si chiama "mission".
Stabilito ciò, il documento programmatico diviene una declinazione di una possibile "vision", cioè di una proposta operativa per attuare la mission. Deve però rispondere in modo efficace ed efficiente alle questioni sollevate dalla mission. E ciò significa disegnare dei processi, determinarne gli attori, misurare le risorse e via discorrendo.
Viceversa mi viene un po' in mente "Guida galattica per autostoppisti" in cui Pensiero Profondo dice "La risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto è... 42. Sì, ci ho pensato attentamente è questa, 42. Certo sarebbe stato più semplice se avessi conosciuto la domanda."
Un caro saluto
Francesco Vaccarino
At 09:10 +0100 27.12.2008, Francesco Vaccarino wrote:
Secondo me, la prima domanda cui dobbiamo rispondere è la seguente: "Quali sono i compiti, i doveri e il ruolo dell'Università nell'Italia odierna ?" Questo è ciò che appunto si chiama "mission".
Credo che Francesco Vaccarino abbia pienamente ragione. Credo che le domande che solleva siano troppo neglette, non solo in questo nostro piccolo consesso, che forse alcune cose tende a darle semplicemente per scontate, ma più in generale nella nostra nazione e nelle altre strutture (Unione Europea? mondo occidentale?) alle quali essa appartiene.
Provo a formulare qualche considerazione.
L'università serve in primo luogo a (contribuire a) creare e mantenere l'immagine di sé che una collettività ha. Collettività in questo caso è la nostra nazione, la nostra cultura di occidentali (qualunque cosa esattamente ciò significhi) del 21° secolo, la nostra eredità di esseri umani e abitanti di questo pianeta.
Il ruolo dell'università nella costruzione e manutenzione di questa immagine di noi stessi si articola in molti modi:
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno dei luoghi cruciali per la creazione, la manutenzione, l'accrescimento, la trasmissione verticale e orizzontale e l'utilizzo di conoscenza pubblicamente accessibile;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno dei luoghi cruciali per l'elaborazione e la realizzazione di un cambiamento positivo del mondo (naturale, sociale, culturale, morale);
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno dei luoghi cruciali per l'elaborazione e la diffusione di una concezione di cittadinanza (citizenship, l'essere cittadini), e più in generale di umanità, fondata sulla conoscenza, il libero pensiero, il senso critico e il rispetto dell'altro;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno dei luoghi cruciali per la creazione, l'empowerment e l'accettazione una classe dirigente fondata su una tale nozione di cittadinanza, e più in specifico fondata sulla conoscenza, la competenza, la creatività e il rispetto dell'altro, quanto più possibile indipendentemente dal censo, dalla forza o da altri fattori di rigidità o malfunzionamento sociale;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come portatori di un'eredità ormai più che millenaria nell'elaborazione e nella diffusione di questi temi e come uno dei luoghi cruciali per la trasmissione di questi valori da una generazione all'altra;
- dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno degli snodi cruciali per la trasmissione della conoscenza da e verso tutti gli altri luoghi -- organizzati o informali, localizzati o diffusi -- nei quali essa viene creata, manutenuta, accresciuta e utilizzata;
- ricorsivamente, dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno degli snodi cruciali nei quali l'immagine che la collettività (nazionale e umana) ha di sé viene costantemente elaborata e arricchita;
- infine, ancora ricorsivamente, dobbiamo essere, rappresentarci ed essere percepiti come uno degli esempi di come questa mission possa essere effettivamente elaborata e messa in pratica.
Forse queste sono formulazioni troppo generali, o troppo ideologicamente cariche, o hanno un "lato oscuro" che a prima vista mi sfugge. Forse è facile tradurle in una documento di vision, o più probabilmente no. Sono solo le mie considerazioni di stamattina.
Buona giornata,
- Maurizio Tirassa
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