Sebbene ritenga opportuno raccogliere l'invito alla moderazione verbale di Procesi, credo che l'ufficializzazione del disegno di legge sulla governance e sulle modalità concorsuali delle università (non proprio uguale alla bozza precedentemente circolata) meriti il massimo del biasimo e della disapprovazione eprimibili. Avevo detto che c'era da rabbrividire leggendo le norme proposte sul consiglio di amministrazione: mi ero sbagliato per difetto, ma per per non trascendere evito di andare oltre.
Le ultime mail mostrano un certo smarrimento. A me pare che occorra ricordare a tutti che si può vendere molto cara la pelle. Forse molti hanno dimenticato che è possibile bloccare facoltà, esami, lauree, se necessario, se non si vogliono bloccare anche le lezioni. Mi pare che non si prenda più in considerazione la possibilità di rivendicare e vincere attraverso la protesta che, pur rimanendo nelle forme civili, è sempre un atto di opposizione che non si può ignorare. Quanti di voi hanno sentito la necessità di partecipare agli scioperi indetti qualche mese fa dai sindacati? E qui non c'entra l'adesione o meno al sindacato, ma semplicemente l'indignazione contro una congrega di figuranti, tutti a libro paga del nostro ineffabile primo ministro. Brunetta, Gelmini, Frattini, Sacconi, vezzeggiativi, diminutivi, accrescitivi per declinare un unico concetto, quello di servo.
Ricordo a tutti che il piano Gelmini prevede il taglio del 21% della spesa per l'Università, ed è ancora lì, nessuno lo ha cancellato. Ricordo a tutti che questa classe di politici delinquenti a piede libero non esita un dilapidare 460 milioni di Euro per tenere un referendum separato dalle elezioni, a fronte di uno stanziamento di soli 96 milioni per il PRIN prossimo di tutta la ricerca italiana!
E adesso esce fuori questa nuova proposta di legge? Ribadisco, l'Università deve essere di chi la fa, e se tutti ci stiamo, se ci convinciamo che possiamo ritrovarci a chiedere regole nuove ed eque del tipo di quelle espresse nel documento, senza scomodare massimi sistemi, se ci convinciamo che possiamo respingere con una condotta conseguente le imposizioni di una politica che non ha titolo alcuno per parlare, avremo realizzato quanto è lecito attendersi da chi aspira ad essere riconosciuto come riferimento in un paese che sta perdendo la sua dignità. Questa, Procesi, la chiami autoreferenzialità? Siamo in molti a non seguire i meccanismi con cui si eleggono i consiglieri di amministrazione, forse è venuto il momento di riapproprirsi del controllo, rifiutando quello che non serve per una gestione trasparente, appunto, l'Università sia di chi la fa. Saluti
Rino Esposito
Rino Esposito Università di Udine Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche Tel. +39 0432494321 Fax +39 0432494301
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Buongiorno:
fra i tanti messaggi di allarme che si rincorrono copio ed incollo un pezzo tratto da un messaggio ANDU
******************************************************************* Il modello di 'governance' previsto dal DDL e' quello del rettore-sovrano assoluto, lo stesso di quello contenuto nel documento approvato dalla CRUI il 19 febbraio 2009 e lo stesso di quello voluto dalla Confindustria (v. nota). E' particolarmente 'esemplificativo' il fatto che il DDL, assieme agli altri immensi poteri nella gestione dell'Ateneo, prevede per il "Consiglio di amministrazione" (composto dal Rettore e da altri otto membri di cui sette nominati dallo stesso Rettore) anche quello di adottare "IN VIA DEFINITIVA i provvedimenti disciplinari avverso il personale docente, ricercatore e tecnico-amministrativo" (comma 5 dell'art. 2 del DDL). *********************************************************************
qui non si tratta di un problema *politico* nè di una questione di risorse.
Qui si tratta della salvaguardia dell'autonomia ed indipendenza dell'Università e, ribadisco, questo NON è un problema politico, ma un pilastro della democrazia. Una legge per la governance di questo tipo è totalmente inaccettabile, indipendentemente da chi la propone.
Un CdA di membri *unti dal signore* e non eletti dagli accademici significa perdere ogni forma di controllo, per quanto debole o arzigogolata, sul governo dei nostri atenei. Un CDA dominato da membri non-universitari (massimo 3 su otto!! o 4 su nove, includendo il rettore), significa delegare il governo delle nostre università ad entità esterne, più probabilmente ai poteri economici. Significa, ancora una volta arrenderci alla *logica di mercato*, al tentativo rozzo e miope di governare le Università come Imprese. Tentativo ancora più stupido oggi quando stiamo vedendo attorno a noi il fallimento del modello liberistico e le nostre Imprese piangono per avere soldi veri dallo stato... le stesse Imprese che fino a qualche tempo fa avevavo sacro orrore di ogni intervento statale...
Ma non si tratta solo di economia: è ben più grave. Con un CdA non di universitari e che non ci rappresenta e che può decidere in casa sua il bello e il cattivo tempo, inclusi *provvedimenti disciplinari avverso il personale docente, ricercatore e tecnico-amministrativo*, come tuteleremo la libertà di ricerca e di didattica? Vogliamo davvero tornare ai tempi in cui i docenti ebrei sono stati allontanati perchè ebrei? o ai tempi in cui si allontanava il docente che non aveva la tessera di partito?
Direte: altri tempi, queste cose non accadranno più!
No signori: i diritti costituzionali vanno difesi, non si può lasciare una crepa, altrimenti da quella crepa si infiltrerà il marcio e marciranno le fondamenta della democrazia.
Sulla libertà di docenza, sull'autonomia delle Università dobbiamo essere INTRANSIGENTI, non si discute e non si deroga.
Non si discute neanche se ci coprissero d'oro (e comunque non lo faranno!), non si discute e non si patteggia. Non importa quanti soldi ci mette una impresa, una banca o una qualsiasi entità benefica: la politica universitaria, le scelte sulla didattica, sulla ricerca e sui docenti devono rimanere in mano ai docenti. Senza deroghe.
La assolutà libertà dei docenti NON è un privilegio, ma una garanzia di libertà e come tale abbiamo il DOVERE MORALE di difenderla ad ogni costo.
La democrazia è un oggetto delicato ed è anche nelle nostre mani.
Di fronte a proposte come questa *indipendentemente* dal colore del governo, dalla quantità di denaro offerta in cambio, dovrebbe levarsi un NO corale senza se e senza ma.
Dovremmo *solo al sentire ventilare certe ipotesi* scendere in piazza tutti insieme e restarci fino quando le proposte vengano ritirate.
Qui a PR, per ora, abbiamo in pista una tre giorni di lotta insieme ai colleghi europei.... http://unipr-protesta.wetpaint.com/?t=anon ma non basta.
A presto (in piazza!!!) Anna
On Sun, 2009-03-15 at 22:13 +0100, Rino Esposito wrote:
Sebbene ritenga opportuno raccogliere l'invito alla moderazione verbale di Procesi, credo che l'ufficializzazione del disegno di legge sulla governance e sulle modalità concorsuali delle università (non proprio uguale alla bozza precedentemente circolata) meriti il massimo del biasimo e della disapprovazione eprimibili. Avevo detto che c'era da rabbrividire leggendo le norme proposte sul consiglio di amministrazione: mi ero sbagliato per difetto, ma per per non trascendere evito di andare oltre.
Le ultime mail mostrano un certo smarrimento. A me pare che occorra ricordare a tutti che si può vendere molto cara la pelle. Forse molti hanno dimenticato che è possibile bloccare facoltà, esami, lauree, se necessario, se non si vogliono bloccare anche le lezioni. Mi pare che non si prenda più in considerazione la possibilità di rivendicare e vincere attraverso la protesta che, pur rimanendo nelle forme civili, è sempre un atto di opposizione che non si può ignorare. Quanti di voi hanno sentito la necessità di partecipare agli scioperi indetti qualche mese fa dai sindacati? E qui non c'entra l'adesione o meno al sindacato, ma semplicemente l'indignazione contro una congrega di figuranti, tutti a libro paga del nostro ineffabile primo ministro. Brunetta, Gelmini, Frattini, Sacconi, vezzeggiativi, diminutivi, accrescitivi per declinare un unico concetto, quello di servo.
Ricordo a tutti che il piano Gelmini prevede il taglio del 21% della spesa per l'Università, ed è ancora lì, nessuno lo ha cancellato. Ricordo a tutti che questa classe di politici delinquenti a piede libero non esita un dilapidare 460 milioni di Euro per tenere un referendum separato dalle elezioni, a fronte di uno stanziamento di soli 96 milioni per il PRIN prossimo di tutta la ricerca italiana!
E adesso esce fuori questa nuova proposta di legge? Ribadisco, l'Università deve essere di chi la fa, e se tutti ci stiamo, se ci convinciamo che possiamo ritrovarci a chiedere regole nuove ed eque del tipo di quelle espresse nel documento, senza scomodare massimi sistemi, se ci convinciamo che possiamo respingere con una condotta conseguente le imposizioni di una politica che non ha titolo alcuno per parlare, avremo realizzato quanto è lecito attendersi da chi aspira ad essere riconosciuto come riferimento in un paese che sta perdendo la sua dignità. Questa, Procesi, la chiami autoreferenzialità? Siamo in molti a non seguire i meccanismi con cui si eleggono i consiglieri di amministrazione, forse è venuto il momento di riapproprirsi del controllo, rifiutando quello che non serve per una gestione trasparente, appunto, l'Università sia di chi la fa. Saluti
Rino Esposito
Rino Esposito Università di Udine Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche Tel. +39 0432494321 Fax +39 0432494301
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