l'allegato che il Forum non ha trasmesso, ammesso che abbia senso, si trova qui: http://www.roma1.infn.it/rog/pallottino/articoli%20didattici/Insegnare%20mal... gvp
----- Original Message ----- From: "Giovanni Vittorio Pallottino" giovanni.vittorio.pallottino@roma1.infn.it To: "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Tuesday, January 04, 2011 9:59 AM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione][Universitas _in_trasformazione] La Cina è vicina
Caro Procesi, posto che cultura è un participio futuro, a me pare che questo futuro, per come vanno le cose, si stia allontanando e forse si trovi già oltre il nostro orizzonte degli eventi. E allora la prospettiva è quella di imparare il cinese per trovare lavoro come badanti dei facoltosi cinesi che fra qualche tempo, speriamo, sceglieranno l'Italia come tappa del loro Grand Tour (nota 1 dell'allegato). Lo avrebbero immaginato i maoistelli d'un tempo di casa nostra? gvp
----- Original Message ----- From: "claudio procesi" procesi@mat.uniroma1.it To: ""Forum Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Monday, January 03, 2011 6:34 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] [Universitas _in_trasformazione] non se ne può più
caro Maurizio Persico permettimi di essere anche io presuntuoso...
la tua analisi che "la lenta crescita europea e quella italiana in particolare siano lodevoli esempi di stabilita`" mi sembra del tutto sbagliata, ti fidi di un indicatore macroeconomico che forse e` persino peggiore degli indicatori di qualita` scientifica di cui abbiamo a lungo discusso e di cui io mi fido poco.
Prova a dire a tutti quelli che hanno visto le fabbriche chiudersi, ai pastori sardi che non riescono piu` a vendere il loro prodotto con un guadagno, ai precari, a tutti i giovani che non sanno se avranno una pensione: che siamo in un periodo di stabilita`, solo perche' l'indicatore da una crescita positiva, ma di che???
Di fatto siamo in un periodo di forte declino e, qui vorrei una opinione tecnica dai colleghi di storia, forse nel periodi di forte declino aumentano automaticamente le diseguaglianze sociali??
Le ragioni della "big picture" le sappiamo, un cambiamento epocale nei rapporti di forza economici nel mondo (a proposito mi chiedo quanto potra` durare l'idea della ritorsione commerciale con il Brasile per il caso Battisti, scommetto che a Giugno gia` non se ne parlera` piu`), a questo si e` sommato lo Tsunami della finaza mondiale e nel nostro piccolo la inconsistenza del governo Berlusconi.
Quello che mi convince di meno nelle analisi di Monti sulla economia (lasciamo perdere l'Universita`) e` questa contrapposizione fra ideologia e pragmatismo. Un approccio pragmatico senza una visione strategica e` navigare a vista, gli anni di maggiore crescita dell'Italia sono stati anche quelli con la maggior polarizzazione e delle "due chiese" con le rispettive ideologie. La socialdemocrazia nordica aveva l'obiettivo di assistere i cittadini "dalla culla alla tomba" ed ha funzionato per vari decenni, persino la ideologia Maoista in realta` era solo una copertura di una forte lotta per il potere. Poi se senti parlare la destra americana ti chiedi se non sia una potente ideologia quello in cui credono.
A me sembra che il vero problema sia la mancanza di una analisi politica, economica e sociale a medio termine, senza la quale anche il miglior pragmatismo ha il fiato corto. Infatti questo sembra uno dei principali limiti della azione del PD. Naturalmente e` possibile che questo dipenda solo dal fatto che la verita` e` un po troppo amara, le nostre classi medio alte sono abituate ad avere la cameriera filippina e la badante Ucraina ma non c'e` veramente nessuna ragione antropologica per cui le filippine non potrebbero avere una cameriera italiana e similmente per le badanti.
Insomma non c'e` nessuna garanzia che nel futuro l'Italia sia sempre far i primi 5--6 paesi ricchi del mondo.
In condizioni di questo tipo non ha molto senso tifare per Marchionne o per Landini ma bisognerebbe piuttosto attrezzarsi per una lunga e dolorosa transizione, alla fine della quale nessuno ha una vera idea di quali saranno i rapporti di forza nel mondo. Per questo molti di noi considerano miope se non folle una politica Italiana che non punti su istruzione, cultura e ricerca che sono ancora fra i nostri massimi punti di forza e che potrebbero aiutarci a superare questa crisi epocale.
Per questo la azione ipnotica di Berlusconi e` un pericolo assoluto.
claudio procesi
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
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caro Pallottino, d'accordo con molte delle tue osservazioni sul cattivo insegnamento delle materia scientifiche, ma non generalizzerei (c'è il problema che matematica e scienze alle medie è insegnabile anche da laureati in biologia) e soprattutto non ci vedrei una congiura. Non c'è volontà politica di far insegnar male la fisica...più di quanto ce ne sia di insegnar male la filosofia. Il fatto è che gli insegnanti di scuola di ogni ordine sono così mal pagati e soprattutto pagati indipendentemente da quanto lavorano, che il lavoro di insegnante, che è il più importante per la nostra società, viene scelto o da idealisti appassionati che ancora ci mettono talento e passione, o da persone che non hanno altro di meglio da fare e che spesso non fanno nulla per cercare di svolgere meglio la loro professione. Ma vorrei sottolineare che nella scuola ci sono ancora tanti docenti bravissimi, da cui tutto il nostro futuro dipende e che dovremmo ringraziare per quel che fanno. Si paghino di più gli insegnanti di scuola, anche in proporzione alla qualità del loro lavoro, li si scelgano con criteri più rigorosi e il nostro paese si riprenderà presto dal declino culturale di cui soffre. Il punto è decidere di trovare i soldi per fare questo, piuttosto che fare elargizioni a scuole private, che sono quasi sempre confessionali Mauro Dorato
2011/1/4 Giovanni Vittorio Pallottino < giovanni.vittorio.pallottino@roma1.infn.it>
l'allegato che il Forum non ha trasmesso, ammesso che abbia senso, si trova qui:
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Caro Procesi, posto che cultura è un participio futuro, a me pare che questo futuro,
per
come vanno le cose, si stia allontanando e forse si trovi già oltre il nostro orizzonte degli eventi. E allora la prospettiva è quella di imparare il cinese per trovare lavoro come badanti dei facoltosi cinesi che fra qualche tempo, speriamo, sceglieranno l'Italia come tappa del loro Grand Tour (nota 1 dell'allegato). Lo avrebbero immaginato i maoistelli d'un tempo di casa nostra? gvp
----- Original Message ----- From: "claudio procesi" procesi@mat.uniroma1.it To: ""Forum Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Monday, January 03, 2011 6:34 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] [Universitas _in_trasformazione] non se ne può più
caro Maurizio Persico permettimi di essere anche io presuntuoso...
la tua analisi che "la lenta crescita europea e quella italiana in particolare siano lodevoli esempi di stabilita`" mi sembra del tutto sbagliata, ti fidi di un indicatore macroeconomico che forse e` persino peggiore degli indicatori di qualita` scientifica di cui abbiamo a lungo discusso e di cui io mi fido poco.
Prova a dire a tutti quelli che hanno visto le fabbriche chiudersi, ai pastori sardi che non riescono piu` a vendere il loro prodotto con un guadagno, ai precari, a tutti i giovani che non sanno se avranno una pensione: che siamo in un periodo di stabilita`, solo perche' l'indicatore da una crescita positiva, ma di che???
Di fatto siamo in un periodo di forte declino e, qui vorrei una opinione tecnica dai colleghi di storia, forse nel periodi di forte declino aumentano automaticamente le diseguaglianze sociali??
Le ragioni della "big picture" le sappiamo, un cambiamento epocale nei rapporti di forza economici nel mondo (a proposito mi chiedo quanto potra` durare l'idea della ritorsione commerciale con il Brasile per il caso Battisti, scommetto che a Giugno gia` non se ne parlera` piu`), a questo si e` sommato lo Tsunami della finaza mondiale e nel nostro piccolo la inconsistenza del governo Berlusconi.
Quello che mi convince di meno nelle analisi di Monti sulla economia (lasciamo perdere l'Universita`) e` questa contrapposizione fra ideologia e pragmatismo. Un approccio pragmatico senza una visione strategica e` navigare a vista, gli anni di maggiore crescita dell'Italia sono stati anche quelli con la maggior polarizzazione e delle "due chiese" con le rispettive ideologie. La socialdemocrazia nordica aveva l'obiettivo di assistere i cittadini "dalla culla alla tomba" ed ha funzionato per
vari
decenni, persino la ideologia Maoista in realta` era solo una copertura di una forte lotta per il potere. Poi se senti parlare la destra americana ti chiedi se non sia una potente ideologia quello in cui credono.
A me sembra che il vero problema sia la mancanza di una analisi
politica,
economica e sociale a medio termine, senza la quale anche il miglior pragmatismo ha il fiato corto. Infatti questo sembra uno dei principali limiti della azione del PD. Naturalmente e` possibile che questo dipenda solo dal fatto che la verita` e` un po troppo amara, le nostre classi medio alte sono abituate ad avere la cameriera filippina e la badante Ucraina ma non c'e` veramente nessuna ragione antropologica per cui le filippine non potrebbero avere una cameriera italiana e similmente per le badanti.
Insomma non c'e` nessuna garanzia che nel futuro l'Italia sia sempre far i primi 5--6 paesi ricchi del mondo.
In condizioni di questo tipo non ha molto senso tifare per Marchionne o per Landini ma bisognerebbe piuttosto attrezzarsi per una lunga e dolorosa transizione, alla fine della quale nessuno ha una vera idea di quali saranno i rapporti di forza nel mondo. Per questo molti di noi considerano miope se non folle una politica Italiana che non punti su istruzione, cultura e ricerca che sono ancora fra i nostri massimi punti di forza e che potrebbero aiutarci a superare questa crisi epocale.
Per questo la azione ipnotica di Berlusconi e` un pericolo assoluto.
claudio procesi
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ps. Se si introducessero insegnamenti di storia e filosofia delle scienze nei dipartimenti di scienze la qualità dell'insegnamento scolastico e forse anche della ricerca si innalzerebbe, e non lo dico pro domo mea, ma per riprendere il discorso che faceva Pallottino sulla importanza che l'elaborazione dei concetti ha anche e soprattutto nelle scienze MD 2011/1/4 Mauro Dorato mauro.dorato@gmail.com
caro Pallottino, d'accordo con molte delle tue osservazioni sul cattivo insegnamento delle materia scientifiche, ma non generalizzerei (c'è il problema che matematica e scienze alle medie è insegnabile anche da laureati in biologia) e soprattutto non ci vedrei una congiura. Non c'è volontà politica di far insegnar male la fisica...più di quanto ce ne sia di insegnar male la filosofia. Il fatto è che gli insegnanti di scuola di ogni ordine sono così mal pagati e soprattutto pagati indipendentemente da quanto lavorano, che il lavoro di insegnante, che è il più importante per la nostra società, viene scelto o da idealisti appassionati che ancora ci mettono talento e passione, o da persone che non hanno altro di meglio da fare e che spesso non fanno nulla per cercare di svolgere meglio la loro professione. Ma vorrei sottolineare che nella scuola ci sono ancora tanti docenti bravissimi, da cui tutto il nostro futuro dipende e che dovremmo ringraziare per quel che fanno. Si paghino di più gli insegnanti di scuola, anche in proporzione alla qualità del loro lavoro, li si scelgano con criteri più rigorosi e il nostro paese si riprenderà presto dal declino culturale di cui soffre. Il punto è decidere di trovare i soldi per fare questo, piuttosto che fare elargizioni a scuole private, che sono quasi sempre confessionali Mauro Dorato
2011/1/4 Giovanni Vittorio Pallottino < giovanni.vittorio.pallottino@roma1.infn.it>
l'allegato che il Forum non ha trasmesso, ammesso che abbia senso, si trova qui:
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Caro Procesi, posto che cultura è un participio futuro, a me pare che questo futuro,
per
come vanno le cose, si stia allontanando e forse si trovi già oltre il nostro orizzonte degli eventi. E allora la prospettiva è quella di imparare il cinese per trovare
lavoro
come badanti dei facoltosi cinesi che fra qualche tempo, speriamo, sceglieranno l'Italia come tappa del loro Grand Tour (nota 1 dell'allegato). Lo avrebbero immaginato i maoistelli d'un tempo di casa nostra? gvp
----- Original Message ----- From: "claudio procesi" procesi@mat.uniroma1.it To: ""Forum Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Sent: Monday, January 03, 2011 6:34 PM Subject: Re: [Universitas_in_trasformazione] [Universitas _in_trasformazione] non se ne può più
caro Maurizio Persico permettimi di essere anche io presuntuoso...
la tua analisi che "la lenta crescita europea e quella italiana in particolare siano lodevoli esempi di stabilita`" mi sembra del tutto sbagliata, ti fidi di un indicatore macroeconomico che forse e` persino peggiore degli indicatori di qualita` scientifica di cui abbiamo a
lungo
discusso e di cui io mi fido poco.
Prova a dire a tutti quelli che hanno visto le fabbriche chiudersi, ai pastori sardi che non riescono piu` a vendere il loro prodotto con un guadagno, ai precari, a tutti i giovani che non sanno se avranno una pensione: che siamo in un periodo di stabilita`, solo perche' l'indicatore da una crescita positiva, ma di che???
Di fatto siamo in un periodo di forte declino e, qui vorrei una
opinione
tecnica dai colleghi di storia, forse nel periodi di forte declino aumentano automaticamente le diseguaglianze sociali??
Le ragioni della "big picture" le sappiamo, un cambiamento epocale nei rapporti di forza economici nel mondo (a proposito mi chiedo quanto potra` durare l'idea della ritorsione commerciale con il Brasile per
il
caso Battisti, scommetto che a Giugno gia` non se ne parlera` piu`), a questo si e` sommato lo Tsunami della finaza mondiale e nel nostro piccolo la inconsistenza del governo Berlusconi.
Quello che mi convince di meno nelle analisi di Monti sulla economia (lasciamo perdere l'Universita`) e` questa contrapposizione fra ideologia e pragmatismo. Un approccio pragmatico senza una visione strategica
e`
navigare a vista, gli anni di maggiore crescita dell'Italia sono stati anche quelli con la maggior polarizzazione e delle "due chiese" con le rispettive ideologie. La socialdemocrazia nordica aveva l'obiettivo
di
assistere i cittadini "dalla culla alla tomba" ed ha funzionato per
vari
decenni, persino la ideologia Maoista in realta` era solo una copertura di una forte lotta per il potere. Poi se senti parlare la destra americana ti chiedi se non sia una potente ideologia quello in cui credono.
A me sembra che il vero problema sia la mancanza di una analisi
politica,
economica e sociale a medio termine, senza la quale anche il miglior pragmatismo ha il fiato corto. Infatti questo sembra uno dei principali limiti della azione del PD. Naturalmente e` possibile che questo
dipenda
solo dal fatto che la verita` e` un po troppo amara, le nostre classi medio alte sono abituate ad avere la cameriera filippina e la badante Ucraina ma non c'e` veramente nessuna ragione antropologica per cui le filippine non potrebbero avere una cameriera italiana e similmente per le badanti.
Insomma non c'e` nessuna garanzia che nel futuro l'Italia sia sempre
far
i primi 5--6 paesi ricchi del mondo.
In condizioni di questo tipo non ha molto senso tifare per
Marchionne
o per Landini ma bisognerebbe piuttosto attrezzarsi per una lunga e dolorosa transizione, alla fine della quale nessuno ha una vera idea di quali saranno i rapporti di forza nel mondo. Per questo molti di noi considerano miope se non folle una politica Italiana che non punti su istruzione, cultura e ricerca che sono ancora fra i nostri massimi
punti
di forza e che potrebbero aiutarci a superare questa crisi epocale.
Per questo la azione ipnotica di Berlusconi e` un pericolo assoluto.
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-- Mauro Dorato Department of Philosophy University of Rome 3 Via Ostiense 234 00144 Rome, Italy tel +39 0657338354 fax +39 06 57.33.83.40
http://www.editorialmanager.com/epsa/ http://www.pse-esf.org/ http://host.uniroma3.it/dipartimenti/filosofia/personale/doratoweb.htm
Sans les mathématiques on ne pénètre point au fond de la philosophie. Sans la philosophie on ne pénètre point au fond des mathématiques. Sans les deux on ne pénètre au fond de rien. — Leibniz
Condivido gran parte degli ultimi scambi di messaggi del forum, ma la mia impressione è che siano, come dire, "accademici".
Alla luce della appena approvata riforma e dei tagli già decisi negli anni passati, e in larga parte confermati nella finanziaria di luglio, nella cosiddetta legge di stabilità e, con ogni probabilità, nel milleproroghe, ci troveremo nel giro di pochi anni col problema di coprire insegnamenti istituzionali nei corsi di laurea universitari, di comprare seggiole e banchi e gessi ecc. nelle scuole con buona pace di incentivi a chi manifesta maggiori capacità e dedizione al lavoro scientifico e didattico
Cordiali saluti
Giulio Peruzzi
On 4 Jan 2011, at 11:14, Mauro Dorato wrote:
ps. Se si introducessero insegnamenti di storia e filosofia delle scienze nei dipartimenti di scienze la qualità dell'insegnamento scolastico e forse anche della ricerca si innalzerebbe, e non lo dico pro domo mea, ma per riprendere il discorso che faceva Pallottino sulla importanza che l'elaborazione dei concetti ha anche e soprattutto nelle scienze MD
Giulio Peruzzi History of Physics and History of Science and Technology Department of Physics - Faculty of Engineering - University of Padua - Via Jappelli 1 - 35121 Padova tel. +39 0498275150 e-mail: peruzzi@pd.infn.it personal web site http://www.scienze.unipd.it/storiascienza/
04/01/11 11.00, "Mauro Dorato" mauro.dorato@gmail.com ha scritto:
il lavoro di insegnante, che è il più importante per la nostra società, viene scelto o da idealisti appassionati che ancora ci mettono talento e passione, o da persone che non hanno altro di meglio da fare e che spesso non fanno nulla per cercare di svolgere meglio la loro professione.
La seconda che hai detto.... In assenza di metodi di reclutamento e valutazione, nella scuola italiana è molto facile imbattersi in maestri e professori che si trovano ad insegnare quasi per caso, impreparati, liberi di lavorare poco e male (lo dico per esperienza di genitore). Inutile meravigliarsi se poi molti giovani affrontano l'università passivamente.
Buon 2011 a tutti, Patrizio Dimitri
E' certamente vero che la qualità della didattica offerta nelle nostre università è molto eterogenea. Molte persone, anche quelle scientificamente e culturalmente preparate, non riescono bene nell'attività di docenza. Chiaramente l'arte della docenza si può imparare, come la retorica. Quindi, ben vengano iniziative al riguardo. Molte università straniere lo fanno, perché pensano, a ragione, che un alto rango nella docenza comporti di per sé un alto valore nella qualità media dei laureati e dottorati. Ed operano fattivamente in tale direzione. Da noi l'unica occasione in cui si testa pubblicamente la capacità didattica di un individuo si ha durante gli esami per il passaggio da ricercatore a professore (sic!). C'è un aspetto che sfugge a molte considerazioni che abbiamo fatto ed è il seguente. In ambienti culturalmente e didatticamente stimolanti, in cui ci sono docenti bravi, si sono create, per imitazione o desiderio di immedesimarsi con quelli particolarmente dotati, scuole di ottimo livello, nelle quali la qualità della docenza viene tenuta nella giusta considerazione. Basti pensare alla qualità media di certe scuole di Fisica, attive nelle nostre università. In tali ambienti la qualità della didattica rimane alta per tempi abbastanza lunghi, sia pure con fluttuazioni temporali. Lo stesso discorso vale anche per il rango di certe scuole medie superiori. Camillo La Mesa
Il giorno 04/gen/2011, alle ore 09.07, P. Dimitri ha scritto:
04/01/11 11.00, "Mauro Dorato" mauro.dorato@gmail.com ha scritto:
il lavoro di insegnante, che è il più importante per la nostra società, viene scelto o da idealisti appassionati che ancora ci mettono talento e passione, o da persone che non hanno altro di meglio da fare e che spesso non fanno nulla per cercare di svolgere meglio la loro professione.
La seconda che hai detto.... In assenza di metodi di reclutamento e valutazione, nella scuola italiana è molto facile imbattersi in maestri e professori che si trovano ad insegnare quasi per caso, impreparati, liberi di lavorare poco e male (lo dico per esperienza di genitore). Inutile meravigliarsi se poi molti giovani affrontano l'università passivamente.
Buon 2011 a tutti, Patrizio Dimitri
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Cari amici, vi invito a 'perdere' una mezz'ora per leggere questi due articoli segnalati dal collega Quadrifoglio.
http://www.nature.com/embor/journal/v12/n1/pdf/embor2010198a
http://www.nature.com/embor/journal/v12/n1/pdf/embor2010194a.pdf
C'è da sentirsi un po' chiamati in causa, se non facciamo nulla, Al di là delle convinzioni diverse che qualcuno può avere rispetto a quelle di Elena Cattaneo, credo che sia doveroso riconoscere a questa ricercatrice un grande coraggio ed efficacia nell'esporre le sue motivazioni. Che poi sono anche le nostre, spero. C'è anche da aggiungere che non tutti riescono ad avere una tribuna tanto autorevole per esporre le proprie posizioni.
Il lavoro di sensibilizzazione dell'opinione pubblica attraverso prese di posizioni chiare è indubbiamente utile, ma mi chiedo anche quanto possa incidere in un paese scarsamente attrezzato quanto a diffusione del sapere scientifico. Un paese, purtroppo, gravemente retrocesso, dal punto di vista del livello culturale generale, inebetito come è dalla purga televisiva somministrata nel ventennio berlusconiano.
Penso che quel 10-20% di noi che forse sottoscriverebbe una battaglia militante per l'indipendenza della ricerca possa ben poco rispetto all'acquiescenza della gran parte dei colleghi ed ancor più rispetto alla 'complicità col regime' di alcuni di essi (forse non proprio pochissimi, forse un altro 10%, che beneficia peraltro di vetrine mediatiche influenti per manipolare l'opinione pubblica).
Per essere più incisivi ed efficaci bisognerebbe innanzitutto collegarsi a movimenti ben più consistenti della minoranza politicamente impegnata (o radical-chic, come direbbe qualche malevolo) dei docenti universitari. Bisognerebbe forse lanciare iniziative più facilmente comprensibili del referendum per l'abolizione della riforma Gelmini che qualcuno propone, forte del successo del referendum contro la privatizzazione dell'acqua.
Ad esempio, un'iniziativa più 'mobilitante' potrebbe essere quella di proporre la pratica dello spegnimento ad oltranza dei televisori per protestare colpendo alla base un sistema fondato sulla diffusione estensiva dei messaggi pubblicitari, oltre alla diffusione della propaganda politica a favore del sistema vigente. Una tale proposta avrebbe il pregio di poter essere accettata immediatamente da una serie di gruppi in agitazione, come studenti, supplenti non confermati, precari, cassintegrati, pastori sardi, aquilani terremotati, campani esasperati dalla spazzatura, ecc., insomma un insieme composito che potrebbe creare il nucleo di una vera e propria campagna di protesta contro la manipolazione mediatica, una 'campagna contro'.
Certo se cominciasse a prendere piedeun'iniziativa del genere, non solo si tratterebbe di una 'campagna contro', ma anche di una via alternativa all'informazione perché diverrebbe immediatamente necessario sviluppare canali efficienti di raccordo tra le diverse realtà impegnate in questa forma di protesta, diciamo sofisticata.
Altro che manifestazioni tradizionali, questa sarebbe una forma diversa della tattica dello 'spiazzamento' usata dagli studenti il 22 dicembre scorso.
E' un sogno ad occhi aperti?
Rino Esposito
PS Ho letto la lunga riflessione di Massimiliano Tabusi proposta all'attenzione da Anna Painelli. E' molto bella, peccato che Massimiliano, nella sua generosità, dimentichi che i suoi colleghi universitari sono per il 70% acquiescenti se non inebetiti al pari del resto dell'Italia. In più il suo costante accenno alla 'tattica dell'indisponibilità' dei ricercatori si scontra con i ricatti che certamente partiranno verso molti di loro, in forza della prospettiva promessa dalla riforma Gelmini. Non si può pensare di fare un movimento incisivo sulla riforma universitaria, che è solo uno degli aspetti del grande reshaping sociale imposto dalla destra e dalla sinistra ad un paese che deve declinare. Se vogliamo fare qualcosa, come dicevo prima, bisogna saldarsi a tutti i movimenti del disagio sociale, culturale ed economico di oggi, scegliendo forme di mobilitazione nuove, accanto anche alle tradizionali. L'idea della 'campagna contro' è una possibilità.
Nel condividere al 100% tutto quanto sostenuto dalla collega Cattaneo, il sottoscritto ha organizzato due anni fa, presso l'Istituto di Studi Filosofici di Napoli, un Convegno internazionale dal Titolo: "Autonomia e indipendenza della ricerca scientifica: rischi e danni di una dipendenza". Il tema portante del convegno furono proprio le posizioni che brillantemente sostiene la Cattaneo. I lavori del Convegno furono trasmessi in Rete grazie a Radio Radicale. Devo dire però che a quel Convegno parteciparono non più di una decina di colleghi Napoletani Universitari e di Enti di Ricerca. B. De Vivo
Cari amici, vi invito a 'perdere' una mezz'ora per leggere questi due articoli segnalati dal collega Quadrifoglio.
http://www.nature.com/embor/journal/v12/n1/pdf/embor2010198a
http://www.nature.com/embor/journal/v12/n1/pdf/embor2010194a.pdf
C'è da sentirsi un po' chiamati in causa, se non facciamo nulla, Al di là delle convinzioni diverse che qualcuno può avere rispetto a quelle di Elena Cattaneo, credo che sia doveroso riconoscere a questa ricercatrice un grande coraggio ed efficacia nell'esporre le sue motivazioni. Che poi sono anche le nostre, spero. C'è anche da aggiungere che non tutti riescono ad avere una tribuna tanto autorevole per esporre le proprie posizioni.
Il lavoro di sensibilizzazione dell'opinione pubblica attraverso prese di posizioni chiare è indubbiamente utile, ma mi chiedo anche quanto possa incidere in un paese scarsamente attrezzato quanto a diffusione del sapere scientifico. Un paese, purtroppo, gravemente retrocesso, dal punto di vista del livello culturale generale, inebetito come è dalla purga televisiva somministrata nel ventennio berlusconiano.
Penso che quel 10-20% di noi che forse sottoscriverebbe una battaglia militante per l'indipendenza della ricerca possa ben poco rispetto all'acquiescenza della gran parte dei colleghi ed ancor più rispetto alla 'complicità col regime' di alcuni di essi (forse non proprio pochissimi, forse un altro 10%, che beneficia peraltro di vetrine mediatiche influenti per manipolare l'opinione pubblica).
Per essere più incisivi ed efficaci bisognerebbe innanzitutto collegarsi a movimenti ben più consistenti della minoranza politicamente impegnata (o radical-chic, come direbbe qualche malevolo) dei docenti universitari. Bisognerebbe forse lanciare iniziative più facilmente comprensibili del referendum per l'abolizione della riforma Gelmini che qualcuno propone, forte del successo del referendum contro la privatizzazione dell'acqua.
Ad esempio, un'iniziativa più 'mobilitante' potrebbe essere quella di proporre la pratica dello spegnimento ad oltranza dei televisori per protestare colpendo alla base un sistema fondato sulla diffusione estensiva dei messaggi pubblicitari, oltre alla diffusione della propaganda politica a favore del sistema vigente. Una tale proposta avrebbe il pregio di poter essere accettata immediatamente da una serie di gruppi in agitazione, come studenti, supplenti non confermati, precari, cassintegrati, pastori sardi, aquilani terremotati, campani esasperati dalla spazzatura, ecc., insomma un insieme composito che potrebbe creare il nucleo di una vera e propria campagna di protesta contro la manipolazione mediatica, una 'campagna contro'.
Certo se cominciasse a prendere piedeun'iniziativa del genere, non solo si tratterebbe di una 'campagna contro', ma anche di una via alternativa all'informazione perché diverrebbe immediatamente necessario sviluppare canali efficienti di raccordo tra le diverse realtà impegnate in questa forma di protesta, diciamo sofisticata.
Altro che manifestazioni tradizionali, questa sarebbe una forma diversa della tattica dello 'spiazzamento' usata dagli studenti il 22 dicembre scorso.
E' un sogno ad occhi aperti?
Rino Esposito
PS Ho letto la lunga riflessione di Massimiliano Tabusi proposta all'attenzione da Anna Painelli. E' molto bella, peccato che Massimiliano, nella sua generosità, dimentichi che i suoi colleghi universitari sono per il 70% acquiescenti se non inebetiti al pari del resto dell'Italia. In più il suo costante accenno alla 'tattica dell'indisponibilità' dei ricercatori si scontra con i ricatti che certamente partiranno verso molti di loro, in forza della prospettiva promessa dalla riforma Gelmini. Non si può pensare di fare un movimento incisivo sulla riforma universitaria, che è solo uno degli aspetti del grande reshaping sociale imposto dalla destra e dalla sinistra ad un paese che deve declinare. Se vogliamo fare qualcosa, come dicevo prima, bisogna saldarsi a tutti i movimenti del disagio sociale, culturale ed economico di oggi, scegliendo forme di mobilitazione nuove, accanto anche alle tradizionali. L'idea della 'campagna contro' è una possibilità.
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Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Un collega che lavorava quasi un secolo e mezzo fa in questa Università:
La rovina dell' Università sarebbe jattura immensa per Modena. In nome di qual principio, di quale diritto, di quale necessità inesorabile si vuole recare simile onta e danno alla città, che dava all' Italia i primi artefici della sua redenzione, alla patria di Ciro Menotti, di Cialdini e di Fanti, alla città che è rappresentata in Parlamento da Nicola Fabrizi? Pietro Sbarbaro. Sulle regia università di Modena. Zanichelli (1867)
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