Ho guardato i numeri: questa è la composizione del parlamento 39 prof alla camera e 35 prof al senato. Sono 74 su 962. Non so quale sia il loro peso... Francesco
http://www.camera.it/docesta/307/21149/documentotesto.asp?tiposezione=C&...
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Statistiche/Composizione/SenatoriPerP...
Benedetto De Vivo ha scritto:
... infatti, quando scrivo che é una corporazione trasversale ai Partiti, intendo proprio quello che tu dici. Quando si tratta in Parlamento di discutere di Università, c'è uno schieramento compatto a monte che va dall'estrema sinistra all'estrema destra, che è appunto il Partito, non ufficiale, politico-accademico. Come smantellarlo? E' un problema.... per me rimane che il principio dell'etica personale è alla base di TUTTO. Per cercare di rendere meno forte il partito politico-accademeico si potrebbe per esempio stabilire per Legge, che i Professori che vengono eletti in Parlamento si debbano DIMETTERE definitivamente dal ruolo di Professori. So benissimo tutte le obiezioni che verrebbero poste contro questa proposta.... ricordo a tutti quello che diceva il Ministro dell'Istruzione (se ricordo bene, penso si chiamasse Casati, o qualcosa di simile) del Governo Cavour a proposito di una riforma dell'Università: "La riforma dell'Università, in Italia, é possibile solo al tuonar dei cannoni.....". Signori dopo un secolo e mezzo, non é cambiato granchè... Benedetto De Vivo
At 11.37 04/01/2009, you wrote:
Certo, ma è anche vero che molti membri di quella corporazione siedono in parlamento oppure hanno forti legami con il potere politico. Si tratta di una corporazione politico-accademica: smantellarla è il problema.
Patrizio Dimitri
Continuo a sostenere che il problema
dell'Università Italiana non é il Ministro di turno di questo o quel Governo, ma una corporazione (la nostra, quella dei Professori Universitari) trasversale attraverso i Partiti, che non vuole assolutamente mettere in discussione nessuno dei propri privilegi.
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Credo che stiamo prendendo delle strade errate nel valutare situazione e soluzioni. E' vero che sono state bandite molte cattedre ma a quanto mi risulta era molto che non ne venivano bandite. Il sistema "a singhiozzo" con cui avvengono i concorsi crea anomalie e non mi sembra che sia del tutto assurdo pensare che a un certo punto sia giusto promuovere meritevoli. In tutto il mondo si diventa full professor dopo un ragionevole periodo. Il problema e' che le promozioni (se meritate) dovrebbero seguire un canale diverso e forse tener presente la necesita' della sede che, comunque, spende denaro pubblico per tale promozione. Nessuna azienda promuove indiscriminatamente dipendenti solo perche' validi, non crea molti dirigenti se non ne ha bisogno. Un bravo dipendente che voglia diventare dirigente eventualmente cambia azienda (sede). Da noi, in questo momento, non e' possibile: cosi si creano le storture che vediamo ma che non imputerei per intero agli universitari. I problemi sono piuttosto altri: i meccanismi con cui si decidono i posti premiano i gruppi forti che si moltiplicano senza reali esigenze didattiche o scientifiche mentre quelli deboli (magari solo perche' "nuovi" per la tradizione italiana ma importantissimi nel resto del mondo) continuano a soffrire sovraccarichi di didattica che rischia di soffocare la loro capacita' di ricerca. Il nuovo in Italia non puo' decollare perche' soffocato dall'esistente, troppo poco interessato alla scienza per sacrificare suoi spazi a favore del nuovo.
Stiamo attenti a non farci del male da soli: il sistema e' complesso e autoaccusarci di situazioni gravi senza inserirle nel contesto da cui nascono rischia solo di dare argomenti a quanti denigrano il mondo accademico. RIschiamo di danneggiare chi faticosamente cerca di lavorare mentre chi approfitta delle leggi continuera' indenne a trovare sluzioni che gli si confacciano. Poche proposte chiare e proponibili senza autoprocessarsi, per favore!
Laura
Concordo con quanto dice Laura Sacerdote.
Non credo che sia la docenza nel suo complesso (pur non senza peccato, ovviamente) a doversi autoprocessare.
Lo dovrebbero fare i politici (inutile sperarlo) e molti (non tutti) Rettori.
Il disastro e' nato dalla gestione finanziaria decentrata e dal 3 +2. Imposti dalla politica e gestiti malissimo dai vertici Universtari.
Questo non e' --a mio avviso-- essenzialmente imputabile alla docenza.
MAURO
On 05/gen/09, at 09:45, Laura Sacerdote wrote:
Credo che stiamo prendendo delle strade errate nel valutare situazione e soluzioni. E' vero che sono state bandite molte cattedre ma a quanto mi risulta era molto che non ne venivano bandite. Il sistema "a singhiozzo" con cui avvengono i concorsi crea anomalie e non mi sembra che sia del tutto assurdo pensare che a un certo punto sia giusto promuovere meritevoli. In tutto il mondo si diventa full professor dopo un ragionevole periodo. Il problema e' che le promozioni (se meritate) dovrebbero seguire un canale diverso e forse tener presente la necesita' della sede che, comunque, spende denaro pubblico per tale promozione. Nessuna azienda promuove indiscriminatamente dipendenti solo perche' validi, non crea molti dirigenti se non ne ha bisogno. Un bravo dipendente che voglia diventare dirigente eventualmente cambia azienda (sede). Da noi, in questo momento, non e' possibile: cosi si creano le storture che vediamo ma che non imputerei per intero agli universitari. I problemi sono piuttosto altri: i meccanismi con cui si decidono i posti premiano i gruppi forti che si moltiplicano senza reali esigenze didattiche o scientifiche mentre quelli deboli (magari solo perche' "nuovi" per la tradizione italiana ma importantissimi nel resto del mondo) continuano a soffrire sovraccarichi di didattica che rischia di soffocare la loro capacita' di ricerca. Il nuovo in Italia non puo' decollare perche' soffocato dall'esistente, troppo poco interessato alla scienza per sacrificare suoi spazi a favore del nuovo.
Stiamo attenti a non farci del male da soli: il sistema e' complesso e autoaccusarci di situazioni gravi senza inserirle nel contesto da cui nascono rischia solo di dare argomenti a quanti denigrano il mondo accademico. RIschiamo di danneggiare chi faticosamente cerca di lavorare mentre chi approfitta delle leggi continuera' indenne a trovare sluzioni che gli si confacciano. Poche proposte chiare e proponibili senza autoprocessarsi, per favore!
Laura
Laura Sacerdote Dipartimento di Matematica Università di Torino Via Carlo Alberto 10 10123 Torino, Italia tel. +39 0116702919 fax +39 0116702878 http://www.dm.unito.it/personalpages/sacerdote/ _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Prof. Mauro Beltrametti Dipartimento di Matematica Universita' di Genova Via Dodecaneso, 35 16146 Genova Italy beltrametti@dima.unige.it
Caro Mauro,
Non credo che sia la docenza nel suo complesso (pur non senza peccato, ovviamente) a doversi autoprocessare.
Boh, davvero??
Secondo me una nostra autodafe` darebbe maggiore credibilta` a ogni nostra proposta.
I miei amici non accademici mi dicono che sembriamo sempre quelli che protestano perche` vogliono piu` soldi (senza controllo che quelli dati siano spesi bene) e che non vogliono commissioni sorteggiate (meglio accordarsi tra compagni di merende).
Sono il primo a vedere la magnifica produzione scientifica italiana e le punte di eccellenza che sappiamo a volte produrre (anche se quasi mai attirare da fuori): pero`, secondo me, non dobbiamo dare l'impressione di protestare per difendere il nostro assai dubbio particulare.
Capisco anche che parte del problema sia l'autonomia mascherata delle universita` che non sono invogliate a premiare i migliori scienziati (pero` non sarebbero neanche invogliate per legge a favorire i peggiori portaborse, ma a volte lo fanno). E anche noi abbiamo, mi pare, ancora poco chiaro che tipo di autonomia e concorrenza chiediamo (es.: l'universita` puo` fallire davvero?).
Quindi, proporrei che la nostra proposta abbia i toni bassi del penitente col capo cosparso (che se siamo a questo punto c'e` mooooolta colpa nostra, meglio ammetterlo) e chiare distinzioni tra i comportamenti da premiare e quelli da emarginare (qui immaginaci disegnato il teschietto di the Punisher, che in ascii non so farlo!).
Ciao! E.
Caro Enrico,
Grazie del mail. Purtroppo da ora e nei prossim i giorni sono impegnatissimo
a rivedere le osservazioni di un referee per un lavoro cui tengo e che vogliono indietro entro il 12 prox.
Ma voglio appena posso rileggere con calma la tua lettera e magari fare qualche osservazione.
Soni tutti spunti interessanti comunque e ti (vi) ringrazio,
A risentirci, scusami,
MAURO
On 05/gen/09, at 15:38, Enrico Valdinoci wrote:
Caro Mauro,
Non credo che sia la docenza nel suo complesso (pur non senza peccato, ovviamente) a doversi autoprocessare.
Boh, davvero??
Secondo me una nostra autodafe` darebbe maggiore credibilta` a ogni nostra proposta.
I miei amici non accademici mi dicono che sembriamo sempre quelli che protestano perche` vogliono piu` soldi (senza controllo che quelli dati siano spesi bene) e che non vogliono commissioni sorteggiate (meglio accordarsi tra compagni di merende).
Sono il primo a vedere la magnifica produzione scientifica italiana e le punte di eccellenza che sappiamo a volte produrre (anche se quasi mai attirare da fuori): pero`, secondo me, non dobbiamo dare l'impressione di protestare per difendere il nostro assai dubbio particulare.
Capisco anche che parte del problema sia l'autonomia mascherata delle universita` che non sono invogliate a premiare i migliori scienziati (pero` non sarebbero neanche invogliate per legge a favorire i peggiori portaborse, ma a volte lo fanno). E anche noi abbiamo, mi pare, ancora poco chiaro che tipo di autonomia e concorrenza chiediamo (es.: l'universita` puo` fallire davvero?).
Quindi, proporrei che la nostra proposta abbia i toni bassi del penitente col capo cosparso (che se siamo a questo punto c'e` mooooolta colpa nostra, meglio ammetterlo) e chiare distinzioni tra i comportamenti da premiare e quelli da emarginare (qui immaginaci disegnato il teschietto di the Punisher, che in ascii non so farlo!).
Ciao! E. _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Prof. Mauro Beltrametti Dipartimento di Matematica Universita' di Genova Via Dodecaneso, 35 16146 Genova Italy beltrametti@dima.unige.it
Sono completamente d'accordo con Valdinoci: nella stragrande maggioranza dei casi non credo che siano state le Universita' o i politici o i rettori a tramare per far vincere il "candidato locale" a scapito di altri migliori. Siamo stati noi docenti, o meglio i docenti notabili locali delle sedi che hanno bandito i posti.
Mi piace molto la proposta del 20% di overheads sui fondi di ricerca, da girare ai dipartimenti di afferenza; immagino che l'aspettativa sia che in tal modo un dipartimento scelga nei reclutamenti futuri chi piu' probabilmente potra' fornire tale 20%. Ma che succede se a scegliere non sara' il dipartimento ma i soliti notabili? Non e' difficile immaginare un'evoluzione verso configurazioni in cui qualche buon ricercatore procaccia fondi al proprio dipartimento, ma i soliti notabili continuano a fare le chiamate secondo i vecchi schemi. Pensate che i buoni ricercatori/procacciatori cambieranno dipartimento o universita'? Io non credo.
Cari saluti a tutti,
Giuseppe Buttazzo
Quoting Enrico Valdinoci enrico@math.utexas.edu:
Caro Mauro,
Non credo che sia la docenza nel suo complesso (pur non senza peccato, ovviamente) a doversi autoprocessare.
Boh, davvero??
Secondo me una nostra autodafe` darebbe maggiore credibilta` a ogni nostra proposta.
I miei amici non accademici mi dicono che sembriamo sempre quelli che protestano perche` vogliono piu` soldi (senza controllo che quelli dati siano spesi bene) e che non vogliono commissioni sorteggiate (meglio accordarsi tra compagni di merende).
Sono il primo a vedere la magnifica produzione scientifica italiana e le punte di eccellenza che sappiamo a volte produrre (anche se quasi mai attirare da fuori): pero`, secondo me, non dobbiamo dare l'impressione di protestare per difendere il nostro assai dubbio particulare.
Capisco anche che parte del problema sia l'autonomia mascherata delle universita` che non sono invogliate a premiare i migliori scienziati (pero` non sarebbero neanche invogliate per legge a favorire i peggiori portaborse, ma a volte lo fanno). E anche noi abbiamo, mi pare, ancora poco chiaro che tipo di autonomia e concorrenza chiediamo (es.: l'universita` puo` fallire davvero?).
Quindi, proporrei che la nostra proposta abbia i toni bassi del penitente col capo cosparso (che se siamo a questo punto c'e` mooooolta colpa nostra, meglio ammetterlo) e chiare distinzioni tra i comportamenti da premiare e quelli da emarginare (qui immaginaci disegnato il teschietto di the Punisher, che in ascii non so farlo!).
Ciao! E. _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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2009/1/5 buttazzo@dm.unipi.it:
[...]
Mi piace molto la proposta del 20% di overheads sui fondi di ricerca, da girare ai dipartimenti di afferenza; immagino che l'aspettativa sia che in tal modo un dipartimento scelga nei reclutamenti futuri chi piu' probabilmente potra' fornire tale 20%. Ma che succede se a scegliere non sara' il dipartimento ma i soliti notabili? Non e' difficile immaginare un'evoluzione verso configurazioni in cui qualche buon ricercatore procaccia fondi al proprio dipartimento, ma i soliti notabili continuano a fare le chiamate secondo i vecchi schemi. Pensate che i buoni ricercatori/procacciatori cambieranno dipartimento o universita'? Io non credo.
Io penso che un sistema di incentivi per favorire il reclutamento dei migliori debba prevedere questi elementi:
- azzeramento dei fondi indivisi agli Atenei / Dipartimenti oltre alle spese minime di funzionamento (stipendi e consumi). Questa e' piu' o meno la situazione USA.
- fondi di ricerca assegnati da una Agenzia di finanziamento (negli USA per Fisica ci sono DOE e NSF) con personale quanto piu' possibile disgiunto da chi chiede i fondi di ricerca. L"NSF documenta abbastanza in dettaglio come valuta numeri imponenti di richieste negli USA avvalendosi di pareri gratuiti di esperti (peer review). Le domande per fondi devono essere quanto piu' possibile individuali o di gruppi piccoli appartenenti ad uno stesso Ateneo. Questo e' il meccanismo che riduce le relazioni di vassallaggio e incentiva a reclutare dei "pari" che siano scientificamente produttivi. Queste sono piu' o meno le norme del NSF e anche dei fondi dell'ERC nella UE. Anche per le domande PRIN c'e' stata una recente tendenza a limitare le grandi collaborazioni multi-Ateneo, e lo stessa tendenza c'e' nei programmi di finanziamento UE non ERC, se capisco bene.
- overhead del 20% dei fondi al dipartimento di appartenenza come detto, questo incentiva a reclutare bene
- meccanismi per rendere proporzionale ai risultati scientifici sia il numero di posizioni a parita' di studenti, usando i fondi di ricerca per pagare parte degli stipendi del personale docente cui vengono ridotti obblighi didattici (come suggerito da Abbondandolo)
- i grandi progetti possono avere canali diversi di approvazione (negli USA per FIsica delle Particelle i grandi progetti vengono approvati dai Laboratori, poi i gruppi Ateneo per Ateneo fanno domanda perche' venga finanziata la propria partecipazione al progetto).
- da discutere: modesta modulazione degli stipendi, dipartimento per dipartimento, in base al confronto dei risultati con gli altri dipartimenti della stessa materia in Italia e nel mondo. Ottenere questo "burocraticamente" e non in base a meccanismi di mercato (come negli USA) mi sembra molto molto difficile, questa e' anche la ragione del tipico risultato della distribuzione a pioggia dei fondi incentivanti nel pubblico impiego italiano. Io credo che anche una modulazione del 5% del monte salari sia sufficiente a innescare una concorrenza positiva al rialzo.
Il potere dei notabili nell'universita' italiana dipende dalle loro capacita' relazionali nel costruire cordate maggioritarie che poi dispongono dei fondi indivisi e soprattutto della discrezionalita' nel reclutare e promuovere ricercatori e docenti. Al momento non esistono incentivi per i notabili a scegliere i ricercatori piu' produttivi rispetto a quelli con cui ritengono di avere legami di tipo "feudale": il guadagno sta nella relazione di vassallaggio personale a parita' di tutto il resto (stipendi uguali per tutti, nessuna valutazione seria dei risultati). Se il numero delle posizioni, i salari e i fondi di ricerca diventano sempre piu' proporzionali alla valutazione il piu' possibile puntuale e uno per uno dei ricercatori e docenti reclutati, saranno gli stessi notabili a scegliere bene.
Tutto questo in teoria, ovviamente. Io ritengo che il comportamento complessivo dei docenti universitari come di ogni altra persona dipenda dalla cultura, ed e' proprio la cultura italiana nel senso piu' lato che limita e condiziona i risultati dell'universita' italiana. Le regole e soprattutto il livello di osservanza dello spirito e della sostanza delle regole sono prodotto della cultura, per cui non ci si puo' illudere che anche buone regole producano risultati miracolosi. D'altro canto e' possibile e plausibile scrivere buone regole, anche radicalmente diverse da quelle esistenti, mentre non e' possibile cambiare radicalmente in tempi brevi la cultura media esistente.
Buon 2009, -- Alberto Lusiani ricercatore di Fisica SNS
Scusate se insisto, ma non possiamo rischiare di disperdere questo movimento per non avere chiaro dove andare. E questo rischio esiste. Se non mi sbaglio, la discussione potrebbe diventare piu' concreta se distinguessimo chiaramente 3 stadi diversi, senza confonderli e senza rimetterli in discussione, quando non e' utile. Provo a riassumerli:
1. LA MOTIVAZIONE: Un paese moderno non puo' fare a meno di un efficace sistema di istruzione superiore. Il nostro non lo e' per colpe varie (politici, accademia, sindacati) Esiste tuttavia una componente significativa nell'universita' che ha mantenuto a un livello dignitoso ricerca e didattica e che deve essere ascoltata se si vuole riorganizzare l'Universita'. Noi vogliamo darle voce.
2. GLI OBBIETTIVI: L'Universita' si riorganizza con un piano compessivo di lungo termini, avendo chiari gli obbiettivi finali:
1. Autonomia deburocratizzata ai Dipartmenti nelle assunzioni, nella ricerca e nella didattica. 2. Valutazione ex-post come meccanismo dichiarato a priori per determinare i finanziamenti alle strutture e ai singoli 3. Stipendi europei ai giovani strutturati e non 4. Allineamento ai paesi virtuosi della percentuale di PIL dedicata alla ricerca
3. LA STRATEGIA: Il piano di ristrutturazione deve essere implementato con realismo, persistenza e capacita' di correzione, gestendo in particolare una difficile transizione, da non confondere con gi obbiettivi finali.
Io penso che 1 non abbia bisogno di ulteriore discussione. Spero neppure 2, ma vorrei essere rassicurato. Se e' cosi', dovremmo concentrare la discussione su 3, cercando di individuare e indicare alcune priorita' e sapendo comunque che i dettagli dipendono da un contesto generale che in parte necessariamente ci sfugge. Dico questo non per scoraggiare la discussione ma per un richiamo a ragioni di realismo.
Mi auguro che questo messaggio risulti di qualche utilita'.
Saluti
Riccardo Barbieri
Intervengo brevemente per dare il mio appoggio alla strategia proposta da Barbieri.
Voglio rassicurarlo che sono completamente d'accordo sui punti 1. e 2., mentre e' chiaramente il punto 3. che va sviluppato e dettagliato con oculatezza. Penso infatti che le probabilita' di successo o insuccesso di un'iniziativa cosi' ambizionsa come quella di riformare l'Universita', dipendera' fortemente da come sapremo precisare gli elementi che dovranno caratterizare proposte di lungo termine. Questi elementi vanno tenuti ben separati, nel dibattito sulla fase di transizione che si dovra' affrontare, da proposte di natura piu' contingente tese nell'immediato ad assicurare la qualita' della didattica e la sopravvivenza della ricerca.
Cordiali saluti a tutti Giancarlo Rossi (Tor Vergata)
Scusate se insisto, ma non possiamo rischiare di disperdere questo movimento per non avere chiaro dove andare. E questo rischio esiste. Se non mi sbaglio, la discussione potrebbe diventare piu' concreta se distinguessimo chiaramente 3 stadi diversi, senza confonderli e senza rimetterli in discussione, quando non e' utile. Provo a riassumerli:
- LA MOTIVAZIONE: Un paese moderno non puo' fare a meno di un
efficace sistema di istruzione superiore. Il nostro non lo e' per colpe varie (politici, accademia, sindacati) Esiste tuttavia una componente significativa nell'universita' che ha mantenuto a un livello dignitoso ricerca e didattica e che deve essere ascoltata se si vuole riorganizzare l'Universita'. Noi vogliamo darle voce.
- GLI OBBIETTIVI: L'Universita' si riorganizza con un piano
compessivo di lungo termini, avendo chiari gli obbiettivi finali:
- Autonomia deburocratizzata ai Dipartmenti nelle assunzioni,
nella ricerca e nella didattica. 2. Valutazione ex-post come meccanismo dichiarato a priori per determinare i finanziamenti alle strutture e ai singoli 3. Stipendi europei ai giovani strutturati e non 4. Allineamento ai paesi virtuosi della percentuale di PIL dedicata alla ricerca
- LA STRATEGIA: Il piano di ristrutturazione deve essere
implementato con realismo, persistenza e capacita' di correzione, gestendo in particolare una difficile transizione, da non confondere con gi obbiettivi finali.
Io penso che 1 non abbia bisogno di ulteriore discussione.
Spero neppure 2, ma vorrei essere rassicurato. Se e' cosi', dovremmo concentrare la discussione su 3, cercando di individuare e indicare alcune priorita' e sapendo comunque che i dettagli dipendono da un contesto generale che in parte necessariamente ci sfugge. Dico questo non per scoraggiare la discussione ma per un richiamo a ragioni di realismo.
Mi auguro che questo messaggio risulti di qualche utilita'.
Saluti
Riccardo Barbieri _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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cari amici, buon anno e buon lavoro a tutti. L'intervento di Laura Sacerdote mi pare molto ben focalizzato e puntuale. Aggiungo un esempio di come possono avere una "giustificazione" i numeri di Papini (relativi ai concorsi in atto). Nel 2001 due miei colleghi C. e Z. hanno partecipato da associati (con una anzianita' di 17 anni a testa) ad una valutazione comparativa per ordinario. Uno dei due ha avuto l'idoneita' e, 10 mesi dopo e' stato chiamato come straordinario. L'altro e' ancora professore associato. Ebbene, nel dicembre 2008, lo stipendio di chi e' straordinario e' di (circa) 400 euro INFERIORE all'altro. Perche' ? Perche' il "vincitore" deve rifare la carriera, avendo riscattato i soliti 8 anni, l'altro ha avuto gli scatti biennali di anzianita'. Fra poco entrambi andranno in pensione ed il primo non "raggiungera'" piu' il secondo.. Dunque, perche' un Rettore dice poche volte di no a chiamate di idonei (o a concorsi per "scorrimento") e dice molte volte di no a concorsi per ricercatore ? Perche' in quest'ultimo caso deve trovare fondi cash per lo stipendio, mentre, nel primo caso, a meno che non venga fatto idoneo un under-quaranta, la cosa (addirittura) gli puo' convenire (da uno stretto punto di vista contabile). Fino a che non ci sara' una autonomia vera dal punto di vista di gestione di fondi, a meno di casi speciali, il "Rettore amministratore" avra' sempre la priorita' sul "Rettore uomo di scienza". E questa situazione, oggettivamente difficile, contribuisce a provocare anche le varie disfunzioni di cui (giustamente) si parla; chi gestisce il budget gestisce ......tutto. Questa "gestione" in molti casi e' presente anche in dipartimenti e/o universita' non italiane, ma forse il budget che viene gestito ha dimensioni talmente diverse (penso al 90% per stipendi sul finanziamento globale) che si puo' gestire con sufficiente razionalita' e dipendentemente da criteri tipo quelli che vengono, a ragione, presentati in questo forum. Un salutone g.anichini
Volevo specificare che i "numeri di Papini" (potrebbe essere una novità in matematica!) in realtà sono i numeri che chiunque può ricavare dai motori di ricerca del sito del ministero sotto università-reclutamento. L'intervento di Laura Sacerdote è imteressante e non volevo stigmatizzare la situazione (a uno di quei concorsi partecipo anch'io!!), ma è chiaro che in una situazione come quella degli ultimi mesi in cui ci stanno prendendo a sberle dalla mattina alla sera, i "numeri di Papini" siano piuttosto impressionanti e vengono non a caso citati nelle linee guida del governo per l'università. Il fatto è che sono convintissimo che ogni sede si è mossa indipendentemente sfruttando la finestra concorsuale e certamente nessuno aveva previsto che la sommatoria delle varie esigenze di concorso avrebbe prodotto numeri di quel genere. COn 3000 e rotte nuove idoneità presumo sia facilmente ipotizzabile infatti un ulteriore spinta in negativo del fabbisogno finanziario delle università (al di là dei casi indicati in cui l'avanzamento si risolve in un risparmio per l'università, casi -suppongo- abbastanza marginali). Saluti Alessio Papini
----- Messaggio da giuseppe.anichini@unifi.it --------- Data: Mon, 05 Jan 2009 10:14:37 +0100 Da: anichini giuseppe.anichini@unifi.it Rispondi-A:"Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it Oggetto: Re: [Universitas_in_trasformazione] Gelmini e Blocco dei concorsi A: laura.sacerdote@unito.it, "Forum "Università e Ricerca"" universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it
cari amici, buon anno e buon lavoro a tutti. L'intervento di Laura Sacerdote mi pare molto ben focalizzato e puntuale. Aggiungo un esempio di come possono avere una "giustificazione" i numeri di Papini (relativi ai concorsi in atto). Nel 2001 due miei colleghi C. e Z. hanno partecipato da associati (con una anzianita' di 17 anni a testa) ad una valutazione comparativa per ordinario. Uno dei due ha avuto l'idoneita' e, 10 mesi dopo e' stato chiamato come straordinario. L'altro e' ancora professore associato. Ebbene, nel dicembre 2008, lo stipendio di chi e' straordinario e' di (circa) 400 euro INFERIORE all'altro. Perche' ? Perche' il "vincitore" deve rifare la carriera, avendo riscattato i soliti 8 anni, l'altro ha avuto gli scatti biennali di anzianita'. Fra poco entrambi andranno in pensione ed il primo non "raggiungera'" piu' il secondo.. Dunque, perche' un Rettore dice poche volte di no a chiamate di idonei (o a concorsi per "scorrimento") e dice molte volte di no a concorsi per ricercatore ? Perche' in quest'ultimo caso deve trovare fondi cash per lo stipendio, mentre, nel primo caso, a meno che non venga fatto idoneo un under-quaranta, la cosa (addirittura) gli puo' convenire (da uno stretto punto di vista contabile). Fino a che non ci sara' una autonomia vera dal punto di vista di gestione di fondi, a meno di casi speciali, il "Rettore amministratore" avra' sempre la priorita' sul "Rettore uomo di scienza". E questa situazione, oggettivamente difficile, contribuisce a provocare anche le varie disfunzioni di cui (giustamente) si parla; chi gestisce il budget gestisce ......tutto. Questa "gestione" in molti casi e' presente anche in dipartimenti e/o universita' non italiane, ma forse il budget che viene gestito ha dimensioni talmente diverse (penso al 90% per stipendi sul finanziamento globale) che si puo' gestire con sufficiente razionalita' e dipendentemente da criteri tipo quelli che vengono, a ragione, presentati in questo forum. Un salutone g.anichini
--
Giuseppe ANICHINI Ordinario di Analisi Matematica Facoltà di Ingegneria di Firenze – Dip. Matematica Applicata “G.Sansone”. tel. 055 4796571 --- (anche fax)
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----- Fine del messaggio da giuseppe.anichini@unifi.it -----
Scusa ma io questi distinguo non li capisco.. mi sembra ovvio che il peso di Esperti dell'Università all'interno del Parlamento sia notevole.... chi vuoi che si metta a fare una Legge contro il parere di esperti trasversali.... l'unica speranza per una riforma dell'Università é appunto che il Ministro di turno, non stia a sentire NESSUNO degli esperti Universitari, può darsi così che nel mare magnum dell'ignoranza si riesca a fare qualche cosa di positivo... tanto per chiarire gli intellettuali della Federico II non sono molto presenti nel Consiglio Regionale della Campania, ma hanno avuto un peso DETERMINANTE nelle scelte e nella gestione della Regione da parte di Bassolino & C. Mi sembra di vivere nel Paese del balocchi... Benedetto
At 09.24 05/01/2009, you wrote:
Ho guardato i numeri: questa è la composizione del parlamento 39 prof alla camera e 35 prof al senato. Sono 74 su 962. Non so quale sia il loro peso... Francesco
http://www.camera.it/docesta/307/21149/documentotesto.asp?tiposezione=C&...
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Statistiche/Composizione/SenatoriPerP...
Benedetto De Vivo ha scritto:
... infatti, quando scrivo che é una corporazione trasversale ai Partiti, intendo proprio quello che tu dici. Quando si tratta in Parlamento di discutere di Università, c'è uno schieramento compatto a monte che va dall'estrema sinistra all'estrema destra, che è appunto il Partito, non ufficiale, politico-accademico. Come smantellarlo? E' un problema.... per me rimane che il principio dell'etica personale è alla base di TUTTO. Per cercare di rendere meno forte il partito politico-accademeico si potrebbe per esempio stabilire per Legge, che i Professori che vengono eletti in Parlamento si debbano DIMETTERE definitivamente dal ruolo di Professori. So benissimo tutte le obiezioni che verrebbero poste contro questa proposta.... ricordo a tutti quello che diceva il Ministro dell'Istruzione (se ricordo bene, penso si chiamasse Casati, o qualcosa di simile) del Governo Cavour a proposito di una riforma dell'Università: "La riforma dell'Università, in Italia, é possibile solo al tuonar dei cannoni.....". Signori dopo un secolo e mezzo, non é cambiato granchè... Benedetto De Vivo
At 11.37 04/01/2009, you wrote:
Certo, ma è anche vero che molti membri di
quella corporazione siedono in
parlamento oppure hanno forti legami con
il potere politico. Si tratta di
una corporazione politico-accademica: smantellarla è il problema.
Patrizio Dimitri
Continuo a sostenere che il problema
dell'Università Italiana non é il Ministro di turno di questo o quel Governo, ma una corporazione (la nostra, quella dei Professori Universitari) trasversale attraverso i Partiti, che non vuole assolutamente mettere in discussione nessuno dei propri privilegi.
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