Cari colleghi ed amici,
concordo pienamente con quanto scrive Patrizia Vitale sul Decreto Legge del 27 marzo: e' sempre meglio il sorteggio puro (come di fatto questo sistema finira' con l'essere) che non le attuali elezioni preconfezionate e pilotate, che interessavano un numero sempre piu' esiguo di elettori.
Quanto al Disegno di Legge 1387, condivido piuttosto i timori di Patrizio Dimitri, e cioe' che l'eccessivo numero di abilitazioni (fino al doppio dei posti banditi per i concorsi a professore, e addirittura nessun limite per quelli a ricercatore) rischi di svuotare il lavoro delle commissioni nazionali, lasciando di fatto la scelta dei vincitori alle varie sedi locali.
Nulla di male se le scelte dei vari dipartimenti fossero motivate da criteri etici e scientifici, ma con quel che si e' visto in giro negli ultimi anni c'e' da dubitarne fortemente.
Certo, e' ragionevole pensare che alla lunga il timore del giudizio "ex post" spinga le sedi locali a scegliere i migliori, ma in pratica io continuo ad avere qualche dubbio, almeno nel prossimo futuro: se e' tanto difficile riuscire a formare delle commissioni nazionali competenti ed imparziali, non vedo chi e come possa creare un valido organismo nazionale di valutazione, in assenza della libera competizione fra i vari atenei (tasse di iscrizione, stipendi differenzialti, etc. ). Temo che nella migliore delle ipotesi ci vorranno anni per instaurare un rapporto diretto fra valutazione ex post e scelte locali. Forse dovremmo agire su due fronti paralleli, da un lato per una efficace valutazione ex-post, con relativi premi e castighi, e dall'altro per ideare una scelta ottimale delle commissioni nazionali e locali.
Cordiali saluti a tutti Sergio Spagnolo
P.S. L'ultimo comma dell'Art. 6, quello sulla chiamata di parenti, affini e conviventi, innalza di parecchio il livello dell'intero Disegno di Legge.
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