INTERVENTO DI LUCIANO MODICA SUL VALORE LEGALE DELLA LAUREA (Europa, 26 gennaio 2012)
Negli ultimi anni pressoché ogni opinionista o politico à la page ha caldeggiato l'abrogazione del valore legale della laurea come panacea di tutti i mali del sistema universitario, in genere rifacendosi ad una delle "prediche inutili" di Luigi Einaudi o a qualche modello straniero più o meno frainteso. Persino professori politicamente agli antipodi, come Francesco Giavazzi e Margherita Hack, sono tra i firmatari di un recente appello per abolire il valore legale dei titoli universitari. Inutilmente analisi rigorose - tra cui quelle di Sabino Cassese, ora giudice costituzionale, di Giovanni Cordini, del Servizio Studi del Senato - hanno segnalato la complessità del problema. Inutilmente tutti coloro che si intendono davvero di università hanno espresso perplessità. L'abolizione del valore legale è rimasta un must del dibattito pubblico. Opporvisi, o anche solo chiedere ai sostenitori di indicare quali norme precise si intendesse abrogare, significava essere immediatamente confinati nel recinto degli arretrati difensori dello status quo.
Tra le novità del Governo Monti c'è quella di un approccio a questo tema molto più concreto e cosciente dei problemi sottesi, almeno a giudicare dalle anticipazioni di stampa che si spera siano confermate dai provvedimenti in corso di stesura. Proviamo a capirne i dettagli, cui certamente sono interessati una moltitudine di studenti italiani.
Quando si parla di valore legale della laurea, si allude contemporaneamente a due aspetti. Il primo è che, in Italia come in Europa, l'istruzione universitaria è considerata un bene pubblico e una pubblica responsabilità (deliberazione del Consiglio d'Europa) cosicché l'istituzione di un'università, pubblica o privata che sia, o di un corso di laurea dev'essere autorizzata dallo Stato. E' appunto l'autorizzazione "a rilasciare titoli aventi valore legale". Sono davvero pochi gli italiani che vorrebbero vedere abrogato quest'aspetto, consentendo quindi che chiunque possa istituire un'università e conferire lauree quasi fosse una comune attività commerciale. Basti ricordare il recente caso del ritiro a furor di popolo dell'autorizzazione ad istituire un'università privata che prendeva il nome dal suo proprietario ed era ubicata in una palazzina di sua proprietà nella piccola cittadina di residenza. Si noti peraltro che il regime autorizzativo è presente in forme diverse in tutti i Paesi dell'Unione Europea e una sua abrogazione nel nostro rischierebbe di porci fuori dall'Area Europea dell'Istruzione Superiore (EHEA).
Il secondo aspetto è collegato alla valutazione della laurea come titolo di accesso alla pubblica amministrazione e alle professioni regolamentate. Si osserva giustamente che considerare equivalenti lauree di ben diverso contenuto formativo effettivo costituisce un'ingiustizia culturale e sociale. Come si può rimediare? Non certo, come talora si sente sostenere, costruendo una graduatoria di università e assegnando valori decrescenti alle lauree da loro conferite in base al posto occupato in graduatoria. Innanzitutto perché questa soluzione definisce un valore legale ancora maggiore di quello che si vorrebbe abolire. Per intendersi, se l'università A precede l'università B nella graduatoria, il peggiore dei laureati di A risulterebbe "legalmente" preferito al migliore dei laureati di B! Né si potrebbe consentire che ogni pubblica amministrazione definisca la sua propria graduatoria di valore tra le università, col pericolo tutt'altro che astratto che scattino i peggiori localismi. Si tratterebbe comunque di soluzioni di stampo centralistico che si muovono in direzione opposta alla valorizzazione del merito personale, questa sì liberale, che tutti dicono di voler incentivare.
Occorre invece intervenire per eliminare subito alcuni aspetti perversi del valore legale, in base ad un solido principio: la laurea ovunque conseguita costituisca un titolo di accesso ma ogni altro aspetto di merito sia accertato con un esame a ciascun candidato per accertare ciò che sa e che sa fare in relazione alla posizione che andrebbe a ricoprire. La competizione tra le università scatta veramente e funziona positivamente solo quando si verifica attentamente e si premia la bravura dei rispettivi laureati nel mondo del lavoro, non quando si approntano tabelle in base a complicati e largamente arbitrari parametri quantitativi generali. Inoltre, una volta garantite eguali opportunità di partenza mediante un solido e ampio sistema di diritto allo studio, la valutazione del merito personale dei laureati è l'unico vero motore dell'ascensore sociale.
In concreto si dovrebbe abolire ogni valutazione automatica dei voti universitari, troppo diversi da sede a sede. Si dovrebbe ampliare il ventaglio dei titoli equivalenti che danno accesso ad un concorso pubblico affinché non si instaurino vere e proprie riserve corporative a favore di quello o quell'altro tipo di laurea. Si dovrebbe stabilire che nessuna progressione di carriera nella pubblica amministrazione può dipendere esclusivamente dal possesso di una laurea quale che sia. Sono interventi di cui si parla da molto tempo: una proposta di "affievolimento" del valore legale è contenuta in un documento della Conferenza dei Rettori del 1995; le classi di equivalenza del valore legale di lauree differenti sono contenute nel decreto ministeriale del 1999 che ha introdotto la nuova architettura europea degli studi universitari, il cosiddetto 3+2. E sono proprio gli interventi di cui il Ministro Profumo ha fornito anticipazioni. Da molti anni sono sul tavolo dei ministri competenti senza che nessuno sia mai riuscito a realizzarli. Speriamo che anche in questo caso sia la volta buona.
Carissimi,
vorrei avere i vostri commenti sui criteri appena pubblicati dai GEV ANVUR e soprattutto sulle liste dei giornali di classe 1, 2, 3 e 4.
Premetto che io credo nella bibliometria come un valido strumento.
Purtroppo il subGEV di Matematica Applicata ha fatto un pastrocchio infinito degno di Fantozzi producendo una lista assurda a colpo d'occhio.
Combinando un indice completamente immaturo proposto solo di recente all'AMS con un 1/3 dell Impact Factor ha 5 anni ha stilato una lista che ha dell'incredibile.
Senza entrare nel merito del criterio di un'ingenuità infantile (basti pensare che non normalizza nulla) voglio farvi notare solo un paio di perle.
Tra le riviste più scarse in assoluto si ritrovano i Proceedings della Royal Society A che sfido qualunque professionista del settore non considerare una rivista top. Fosse solo per la qualità del processo editoriale che ha pochi euguali.
Invece in classe 2 (tra le riviste buone) è apparsa una rivista come CHAOS SOLITONS & FRACTALS ben nota alla comunita internazionale per essere il regno massimo del fake, tanto che è stata chiusa per oltre due anni visto che l'editor in chief (il terribile EL NASCHIE) imbrogliava sistematicamente per aumentare l'IF.
Inoltre hanno anche sbagliato i calcoli. In classe 2 trovate PHYS. LETT. A con un indice 0,845 e i Proceedings hanno 0,952 ma sono in classe quarta. Naturalmente io non ho fatto tutti i calcoli.
Queste sono solo delle perle.
Personalmente credo che si debba subito fermare questo scempio.
Mi ritrovo che dopo anni che ho imposto rigore nella scelta delle riviste per i miei colaboratori e me stesso, l'ANVUR dà ragione a chi pubblicava su riviste commerciali che pur di riempire le pagine sono di bocca buona a scapito di riviste con rejection rates superiori all'80%.
Se non riusciamo nenache a far ragionare i nostri colleghi diretti siamo veramente impotenti.
Saluti Saccomandi
il De Nicolao ha già discusso e torna ora sui problemi della valutazione "di Nonna Papera". Buona lettura.
http://www.roars.it/online/?p=4875
io credo poco nella bibliometria, però qualcosa di meglio si potrebbe anche pretendere.
saluti anna
On Fri, 2012-03-02 at 10:49 +0100, saccomandi@mec.dii.unipg.it wrote:
Carissimi,
vorrei avere i vostri commenti sui criteri appena pubblicati dai GEV ANVUR e soprattutto sulle liste dei giornali di classe 1, 2, 3 e 4.
Premetto che io credo nella bibliometria come un valido strumento.
Purtroppo il subGEV di Matematica Applicata ha fatto un pastrocchio infinito degno di Fantozzi producendo una lista assurda a colpo d'occhio.
Combinando un indice completamente immaturo proposto solo di recente all'AMS con un 1/3 dell Impact Factor ha 5 anni ha stilato una lista che ha dell'incredibile.
Senza entrare nel merito del criterio di un'ingenuità infantile (basti pensare che non normalizza nulla) voglio farvi notare solo un paio di perle.
Tra le riviste più scarse in assoluto si ritrovano i Proceedings della Royal Society A che sfido qualunque professionista del settore non considerare una rivista top. Fosse solo per la qualità del processo editoriale che ha pochi euguali.
Invece in classe 2 (tra le riviste buone) è apparsa una rivista come CHAOS SOLITONS & FRACTALS ben nota alla comunita internazionale per essere il regno massimo del fake, tanto che è stata chiusa per oltre due anni visto che l'editor in chief (il terribile EL NASCHIE) imbrogliava sistematicamente per aumentare l'IF.
Inoltre hanno anche sbagliato i calcoli. In classe 2 trovate PHYS. LETT. A con un indice 0,845 e i Proceedings hanno 0,952 ma sono in classe quarta. Naturalmente io non ho fatto tutti i calcoli.
Queste sono solo delle perle.
Personalmente credo che si debba subito fermare questo scempio.
Mi ritrovo che dopo anni che ho imposto rigore nella scelta delle riviste per i miei colaboratori e me stesso, l'ANVUR dà ragione a chi pubblicava su riviste commerciali che pur di riempire le pagine sono di bocca buona a scapito di riviste con rejection rates superiori all'80%.
Se non riusciamo nenache a far ragionare i nostri colleghi diretti siamo veramente impotenti.
Saluti Saccomandi
Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
Per consultare gli archivi, cancellarsi, o cambiare le proprie impostazioni: https://mail.dm.unipi.it/listinfo/universitas_in_trasformazione
Ulteriori informazioni, e per firmare la petizione, sito di Universitas Futura: http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php
Carissimi, per anche il subGEV Probabilita' e Statistica la lista e' spesso priva di senso, giusto per citare qualche esempio (che mi riguarda):
Neural Computation, giornale dell'MIT con IF 2.290 e IF a 5 anni 2.949,
che e' una delle buonissime riviste per le neuroscienze computazionali e' in categoria 4, come i Rendiconti di Torino, rivista che non e' neanche ISI.
Lo stesso discorso si ripete per BioSystems (IF 1.47 e IF 1.49 a 5 anni) che e' in categoria 4 ed e' la tipica rivista buona per il matematico applicato che voglia farsi leggere da biologi/fisici che usino i suoi risultati
E' anche divertente notare che scrivere su Mathematical Biosciences conviene se si e' analisti numerici o fisici matematici (e' in categoria 1), molto meno se si e' probabilisti (passa in categoria 2)!
La mia sensazione e' che abbiano volutamente attaccato il lavoro dei matematici applicati, con precisa scelta "politica": se la rivista non e' classificata matematica allora non vale nulla (neanche se fosse Science). Pecato che chiedere a un vero applicato di pubblicare su riviste matematiche corrisponde a dirgli di non essere letto da nessuno.
Hanno anche definito in modo "personalizzato" chi sia matematico applicato: un probabilista non puo' essere applicato?!
Naturalmente le storture non sono solo queste ma mi disturba molto che queste corrispondano alla solita scelta miope di attaccare le applicazioni. Qui non sono errori, sono precise scelte.
Laura Sacerdote
2012/3/2 saccomandi@mec.dii.unipg.it
Carissimi,
vorrei avere i vostri commenti sui criteri appena pubblicati dai GEV ANVUR e soprattutto sulle liste dei giornali di classe 1, 2, 3 e 4.
Premetto che io credo nella bibliometria come un valido strumento.
Purtroppo il subGEV di Matematica Applicata ha fatto un pastrocchio infinito degno di Fantozzi producendo una lista assurda a colpo d'occhio.
Combinando un indice completamente immaturo proposto solo di recente all'AMS con un 1/3 dell Impact Factor ha 5 anni ha stilato una lista che ha dell'incredibile.
Senza entrare nel merito del criterio di un'ingenuità infantile (basti pensare che non normalizza nulla) voglio farvi notare solo un paio di perle.
Tra le riviste più scarse in assoluto si ritrovano i Proceedings della Royal Society A che sfido qualunque professionista del settore non considerare una rivista top. Fosse solo per la qualità del processo editoriale che ha pochi euguali.
Invece in classe 2 (tra le riviste buone) è apparsa una rivista come CHAOS SOLITONS & FRACTALS ben nota alla comunita internazionale per essere il regno massimo del fake, tanto che è stata chiusa per oltre due anni visto che l'editor in chief (il terribile EL NASCHIE) imbrogliava sistematicamente per aumentare l'IF.
Inoltre hanno anche sbagliato i calcoli. In classe 2 trovate PHYS. LETT. A con un indice 0,845 e i Proceedings hanno 0,952 ma sono in classe quarta. Naturalmente io non ho fatto tutti i calcoli.
Queste sono solo delle perle.
Personalmente credo che si debba subito fermare questo scempio.
Mi ritrovo che dopo anni che ho imposto rigore nella scelta delle riviste per i miei colaboratori e me stesso, l'ANVUR dà ragione a chi pubblicava su riviste commerciali che pur di riempire le pagine sono di bocca buona a scapito di riviste con rejection rates superiori all'80%.
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Carissimi,
ho appena discusso con un membro del GEV. Sembra che le cose fossero più complesse. Potendo stare in classe 1 e 2 solo un numero limitato di riviste hanno fatto delle scelte statistiche. Hanno lasciato in queste classi le riviste più gettonate e spostato in classe quarta le rimanenti. Capisco i problemi pratici, ma non possiamo accettare che criteri a picchio penalizzano anche solo una minoranza.
Fare una lista di riviste in grazia di Dio dove al massimo qualcosa che doveva andare in 1 vada in 2 deve pur essere possibile.
Mahhh.
Peppe
Carissimi, per anche il subGEV Probabilita' e Statistica la lista e' spesso priva di senso, giusto per citare qualche esempio (che mi riguarda):
Neural Computation, giornale dell'MIT con IF 2.290 e IF a 5 anni 2.949,
che e' una delle buonissime riviste per le neuroscienze computazionali e' in categoria 4, come i Rendiconti di Torino, rivista che non e' neanche ISI.
Lo stesso discorso si ripete per BioSystems (IF 1.47 e IF 1.49 a 5 anni) che e' in categoria 4 ed e' la tipica rivista buona per il matematico applicato che voglia farsi leggere da biologi/fisici che usino i suoi risultati
E' anche divertente notare che scrivere su Mathematical Biosciences conviene se si e' analisti numerici o fisici matematici (e' in categoria 1), molto meno se si e' probabilisti (passa in categoria 2)!
La mia sensazione e' che abbiano volutamente attaccato il lavoro dei matematici applicati, con precisa scelta "politica": se la rivista non e' classificata matematica allora non vale nulla (neanche se fosse Science). Pecato che chiedere a un vero applicato di pubblicare su riviste matematiche corrisponde a dirgli di non essere letto da nessuno.
Hanno anche definito in modo "personalizzato" chi sia matematico applicato: un probabilista non puo' essere applicato?!
Naturalmente le storture non sono solo queste ma mi disturba molto che queste corrispondano alla solita scelta miope di attaccare le applicazioni. Qui non sono errori, sono precise scelte.
Laura Sacerdote
2012/3/2 saccomandi@mec.dii.unipg.it
Carissimi,
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Premetto che io credo nella bibliometria come un valido strumento.
Purtroppo il subGEV di Matematica Applicata ha fatto un pastrocchio infinito degno di Fantozzi producendo una lista assurda a colpo d'occhio.
Combinando un indice completamente immaturo proposto solo di recente all'AMS con un 1/3 dell Impact Factor ha 5 anni ha stilato una lista che ha dell'incredibile.
Senza entrare nel merito del criterio di un'ingenuità infantile (basti pensare che non normalizza nulla) voglio farvi notare solo un paio di perle.
Tra le riviste più scarse in assoluto si ritrovano i Proceedings della Royal Society A che sfido qualunque professionista del settore non considerare una rivista top. Fosse solo per la qualità del processo editoriale che ha pochi euguali.
Invece in classe 2 (tra le riviste buone) è apparsa una rivista come CHAOS SOLITONS & FRACTALS ben nota alla comunita internazionale per essere il regno massimo del fake, tanto che è stata chiusa per oltre due anni visto che l'editor in chief (il terribile EL NASCHIE) imbrogliava sistematicamente per aumentare l'IF.
Inoltre hanno anche sbagliato i calcoli. In classe 2 trovate PHYS. LETT. A con un indice 0,845 e i Proceedings hanno 0,952 ma sono in classe quarta. Naturalmente io non ho fatto tutti i calcoli.
Queste sono solo delle perle.
Personalmente credo che si debba subito fermare questo scempio.
Mi ritrovo che dopo anni che ho imposto rigore nella scelta delle riviste per i miei colaboratori e me stesso, l'ANVUR dà ragione a chi pubblicava su riviste commerciali che pur di riempire le pagine sono di bocca buona a scapito di riviste con rejection rates superiori all'80%.
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-- Laura Sacerdote Dipartimento di Matematica Università di Torino Via Carlo Alberto 10 10123 Torino, Italia tel. +39 0116702919 fax +39 0116702878 http://www.dm.unito.it/personalpages/sacerdote/ _______________________________________________ Universitas_in_trasformazione@mail.dm.unipi.it mailing list
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Cari colleghi,
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Patrizio Dimitri
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Tra le riviste più scarse in assoluto si ritrovano i Proceedings della Royal Society A che sfido qualunque professionista del settore non considerare una rivista top. Fosse solo per la qualità del processo editoriale che ha pochi euguali.
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Certo
http://www.anvur.org/?q=content/composizione-dei-gruppi-di-esperti-della-val...
vai all'allegato sulla linea del GEV che interessa.
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Patrizio Dimitri
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Senza entrare nel merito del criterio di un'ingenuità infantile (basti pensare che non normalizza nulla) voglio farvi notare solo un paio di perle.
Tra le riviste più scarse in assoluto si ritrovano i Proceedings della Royal Society A che sfido qualunque professionista del settore non considerare una rivista top. Fosse solo per la qualità del processo editoriale che ha pochi euguali.
Invece in classe 2 (tra le riviste buone) è apparsa una rivista come CHAOS SOLITONS & FRACTALS ben nota alla comunita internazionale per essere il regno massimo del fake, tanto che è stata chiusa per oltre due anni visto che l'editor in chief (il terribile EL NASCHIE) imbrogliava sistematicamente per aumentare l'IF.
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Queste sono solo delle perle.
Personalmente credo che si debba subito fermare questo scempio.
Mi ritrovo che dopo anni che ho imposto rigore nella scelta delle riviste per i miei colaboratori e me stesso, l'ANVUR dà ragione a chi pubblicava su riviste commerciali che pur di riempire le pagine sono di bocca buona a scapito di riviste con rejection rates superiori all'80%.
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Grazie!
Certo
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Combinando un indice completamente immaturo proposto solo di recente all'AMS con un 1/3 dell Impact Factor ha 5 anni ha stilato una lista che ha dell'incredibile.
Senza entrare nel merito del criterio di un'ingenuità infantile (basti pensare che non normalizza nulla) voglio farvi notare solo un paio di perle.
Tra le riviste più scarse in assoluto si ritrovano i Proceedings della Royal Society A che sfido qualunque professionista del settore non considerare una rivista top. Fosse solo per la qualità del processo editoriale che ha pochi euguali.
Invece in classe 2 (tra le riviste buone) è apparsa una rivista come CHAOS SOLITONS & FRACTALS ben nota alla comunita internazionale per essere il regno massimo del fake, tanto che è stata chiusa per oltre due anni visto che l'editor in chief (il terribile EL NASCHIE) imbrogliava sistematicamente per aumentare l'IF.
Inoltre hanno anche sbagliato i calcoli. In classe 2 trovate PHYS. LETT. A con un indice 0,845 e i Proceedings hanno 0,952 ma sono in classe quarta. Naturalmente io non ho fatto tutti i calcoli.
Queste sono solo delle perle.
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Nella mia area di riferimento, scienze biologiche, ancora non c'è una lista delle pubblicazioni, aspettiamo....
Certo
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