Caro Luca,
Certo che abbiamo letto il testo della legge, che era e continua ad essere
ben lontana dalla "riforma epocale" decantata dal Ministro. Noi non siamo
come un numero esagerato di parlamentari che votano senza sapere cosa.
Alcuni punti negativi evidenti del disegno di legge sono per esempio la
questione del governo degli atenei, lasciato in mano ad una oligarchia non
responsabile verso nessuno nella quale chi fa parte dell'accademia non ha
sostanzialmente o quasi nessun potere. Il pensare che chi sta nelle
università non sia in grado di pensieri autonomi se non deviati è
un'aberrazione evidente, tanto declamata comunque dal ministro come un
fatto certo. Quello che manca dappertutto è una responsabilizzazione
effettiva delle persone che fanno le scelte, cosa che manca nella legge se
non a parole.
Questa legge oltretutto contiene un numero aberrante di deleghe al
governo, ed è sostanzialmente una scatola pericolosamente vuota che non ha
alcun senso approvare in tutta fretta. Il prolungamento della durata degli
assegni di ricerca, la cancellazione della tanto declamata "tenure track"
che torna ad essere una cosa vincolata alle disponibilità di bilancio,
l'assenza di qualunque criterio qualificante sulla tempistica dei
finanziamenti e sulla loro congruità rispetto ad un parametro che non sia
generico, e si può continuare sono alcuni degli aspetti "carenti" del
disegno di legge.
La legge in questione è solo una lista di cose da fare per il governo,
carente di qualunque progettazione strategica pluriennale e di concretezza
se non per l'aspetto del governo degli atenei, comunque trattato con
l'approssimazione di chi confonde l'Università con una azienda (come ha
detto il Ministro Tremonti con la cultura non si mangia...).
Nulla si fa per valorizzare davvero chi lavora bene se non decantare il
fatto che tutto sarà meritocratico. Mi pare tuttavia una questione
prioritaria definire il concetto che non si può essere meritocratici in un
contesto che non lo permette. Non si può essere efficienti in un sistema
che a fine 2010 non ha ancora assegnato alle università i fondi per il
2010, che ci mette anche otto anni per finanziare un progetto di ricerca
di tre anni, che bandisce i PRIN ogni due anni dando una miseria e facendo
castelli in aria sul valore meritocratico di avere un PRIN finanziato, che
soffoca le Università e poi parla di commissariare le università che non
gestiscono bene i fondi che non hanno, etc etc
Lo stesso relatore della legge al Senato, On. Valditara, ha affermato la
settimana scorsa che la legge non mette al centro ricerca e didattica.
Dato che queste sono le due mansioni costitutive delle Università, mi
spieghi che tipo di disegno di legge è quello in discussione? Di quale
merito parla se non agganciato a queste due cose? Di che attività parla se
non mette il fuoco sull'essenziale? E' chiaramente una legge vuota per
l'approvazione della quale non esiste nessuna fretta e per la quale
l'apertura di un confronto potrebbe essere solo salutare.
Noi chiediamo il dialogo sui contenuti, quello che otteniamo sono attacchi
con slogan imbarazzanti (tipo "gli universitari sono degli incompetenti
inoccupabili").
Io, e come me tantissimi altri, non tratto la questione della legge
processando le intenzioni. Quello che si contesta sono proprio i
contenuti, vuoti per certi aspetti, vaghi per altri, dannosi per altri
ancora. Nella riforma nulla si fa per trasformare l'Università in un luogo
dove si producono e si dispensano Cultura e idee nuove, ma si mettono solo
paletti aprioristici e belle parole. Non bastano però le parole, servono
provvedimenti sensati. Tantissimi tra gli universitari chiedono di
confrontarsi sulle norme e sulle idee alternative, cosa che il Ministro si
rifiuta pervicacemente di fare.
Caro Luca, questa non è una buona riforma e neanche una riforma
sufficiente. E' una schifezza ingestibile che, se per caso venisse
approvata con un governo che rischia di cadere da un momento all'altro
bloccherà le Università peggio di quanto è accaduto con la legge Moratti
cinque anni fa. Non dimenticare poi che il Ministro attuale pochi giorni
fa ha minacciato le università di conseguenze pesanti se la legge non
passa, dimenticando il fatto che le conseguenze pesanti non sarebbero
quelle di non rifinanziare gli atenei, per esempio, ma quelle derivanti
dal fatto che LEI continuerebbe a non assolvere i propri OBBLIGHI di
legge, continuando a non predisporre quei decreti attuativi che mancano
dal 2005. Non è una questione di delegittimare le persone per non parlare
delle idee. Con il Ministro è una questione di un testo inaccettabile
supportato da una persona che si comporta in modo inaccettabile.
Cordialmente,
Guido Mula
Ricercatore - Cagliari
> Ma qualcuno ha letto il testo uscito dalla Camera? Scusate ma mi sembra
> una follia collettiva.
> A me continua a sembrare una buona legge, ottima no, ma buona. prevede ad
> esempio per la prima volta una valutazione ex post della qualità del
> reclutamento, lascia moltissima autonomia agli atenei, inserisce la
> contabilità economica, riduce la discrezionalità ad esempio sugli assegni,
> favorisce la peer review sulla ricerca, invita a pianificare per ogni
> ricercatore a tempo determinato i punti per il passaggio ad associato e
> potrei continuare. Perché non si parla di articoli e commi, ma si
> processano le intenzioni?
> Personalmente mi ripugna dover cancellare la mia autonomia di giudizio
> solo perché detesto questo governo e non stimo questo ministro. Quello
> riguarda il mio voto, non la mia indipendenza di giudizio.
> Scusate, ma credo che vada detto.
>
> Luca Solari
>
> Ps per i solerti indagatori, ho firmato l'appello dei 400, non conosco
> nessuno degli altri firmatari, sono associato con idoneitá di prima
> fascia, ho amici, anche uno socialista e uno di CL. Credo però che questo
> non tolga nulla al diritto di dissentire anche da una maggioranza e trovo
> squallido quel modo di gestire il dissenso, tramite la distruzione delle
> persone e non il confronto tra idee. Era x questo che mi piaceva questa
> lista, una volta.
> Sent from my BlackBerry® wireless device
>